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Maradona, la giustizia in campo: confermato il maxi-sequestro a sorelle e ex legale per la “marca Diego”

La Corte d’appello argentina sigilla beni per miliardi di pesos e sancisce che marchi e diritti tornano agli eredi: una decisione che ridisegna il gioco attorno all’eredità commerciale del Diez

Maradona fa il suo ingresso in un San Paolo gremito per la presentazione come nuovo acquisto del Napoli, 5 luglio 1984

Maradona fa il suo ingresso in un San Paolo gremito per la presentazione come nuovo acquisto del Napoli, 5 luglio 1984

Nel palazzo di giustizia di Buenos Aires l’aria è densa come in uno spogliatoio prima di una finale. Un numero, più di ogni parola, rimbalza tra corridoi e carte: 2.000.000.000. Sono i pesos che la Corte d’appello ha deciso di mettere sotto sequestro a carico delle sorelle di Diego Armando Maradona, del suo ex avvocato Matías Morla e di altri imputati per la presunta gestione fraudolenta della “marca Diego Maradona”. E un principio, scolpito nero su bianco, chiude il cerchio: i beni “materiali e immateriali” tornano “immediatamente” agli eredi, cioè ai figli dell’ex capitano dell’Argentina. Una sentenza che non archivia le polemiche: le rilancia, fissando paletti giuridici e un nuovo equilibrio nel business globale legato al mito del Diez.

Cosa ha deciso la giustizia: sequestri, conferme e un messaggio chiaro

La decisione, resa pubblica tra il 29 e il 30 dicembre 2025, conferma il quadro definito in settembre 2025: misure cautelari patrimoniali e contestuale conferma dei procedimenti a carico dell’ex legale Morla, dei suoi collaboratori e di due sorelle del fuoriclasse, Rita Mabel e Claudia Norma Maradona. L’ammontare, 2 miliardi di pesos (circa 1,16–1,37 milioni di dollari a seconda del cambio considerato), è ritenuto “proporzionato” rispetto ai profitti e ai danni contestati nell’amministrazione del marchio. La Sala VII della Cámara del Crimen ha richiamato i diritti degli eredi e rigettato la tesi difensiva secondo cui Maradona avrebbe voluto devolvere alle sorelle il controllo dei segni distintivi: in assenza di testamento valido, spiegano i giudici, prevalgono le quote legittime dei figli.

In un passaggio di rilievo, la decisione precisa che i beni “tangibili e non” passano agli eredi: un indirizzo che orienta l’immediata restituzione di diritti, marchi e utilità collegati, superando una stagione di contenziosi feroci sulla titolarità dello sfruttamento commerciale. È un passaggio che vale non solo in diritto, ma anche sul piano economico: si sblocca infatti la possibilità per gli eredi di contrattualizzare iniziative senza lo schermo di soggetti terzi oggi indagati.

Da dove nasce la causa: Sattvica S.A., le licenze e l’accusa di “amministrazione fraudolenta”

Il caso affonda le radici nel 2021, quando Dalma e Gianinna Maradona depositano una denuncia su ciò che definiscono l’appropriazione illecita della “marca Maradona”; successivamente, si uniscono gli altri tre figli riconosciuti: Jana, Diego Jr. e Dieguito Fernando. Nella ricostruzione accusatoria, al centro c’è Sattvica S.A., la società attraverso cui Morla avrebbe gestito marchi e diritti, compiendo manovre simulate e trasferimenti che avrebbero privato gli eredi del legittimo usufrutto dopo la morte del padre, avvenuta il 25 novembre 2020. Fra i segni distintivi coinvolti rientrerebbero denominazioni iconiche: “Diego Maradona”, “El Diez”, “La Mano de Dios”, “El Diego”.

Già in settembre 2025, un collegio della Sala IV aveva disposto il sequestro fino a 2 miliardi di pesos per ciascun imputato, sulla base di un quadro probatorio ritenuto sufficiente a delineare l’ipotesi di defraudazione per amministrazione fraudolenta. Il dispositivo odierno, firmato da un diverso collegio della stessa Cámara, consolida quella misura: conferma i procedimenti, ribadisce i diritti degli eredi e cristallizza l’obbligo di “restituzione” dei beni immateriali, ossia i marchi e i relativi profitti, al patrimonio successorio.

Le posizioni della difesa: “Era un desiderio di Diego”

La difesa di Matías Morla insiste da mesi su una linea netta: l’ex legale avrebbe agito “su richiesta” di Maradona, che avrebbe “promesso” alle sorelle la gestione delle sue marche. Nel aprile 2025, al momento dell’interrogatorio, i legali di Morla depositano una memoria corposa per spiegare origini e traiettorie della cessione, sostenendo l’assenza di vantaggi economici personali e l’esistenza di documentazione idonea a provarne la liceità. La Corte, tuttavia, sottolinea la prevalenza delle norme successorie, ritenendo inaccettabile sostituire con deleghe o poteri l’assenza di testamento valido. È qui che la sentenza segna il discrimine: il “desiderio” non basta, servono atti conformi alla legge.

Chi sono gli imputati e perché

Oltre a Morla, il provvedimento tocca l’ex assistente Maximiliano Pomargo, il collaboratore Sergio (o Cristian) Garmendia citato in più atti, la notaio Sandra Verónica Iampolsky e le sorelle Rita Mabel e Claudia Norma Maradona. A vario titolo, sono indicati come presunti coautori o complici nella gestione ritenuta fraudolenta di Sattvica S.A. e dei profitti derivanti dallo sfruttamento di immagine e marchio. In diritto, il cuore dell’accusa è la “defraudación por administración fraudulenta”, un’ipotesi tipica dell’ordinamento argentino quando chi amministra un patrimonio (o un diritto) lo gestisce contro l’interesse del titolare, procurandogli un danno.

A livello patrimoniale, la Corte ha stimato il sequestro tenendo conto di “utili” generati dalle marche, della variazione dei cambi e di un’eventuale indennità risarcitoria; nel computo rientrano anche oneri e spese legali. È un passaggio tecnico che chiarisce perché il numero, 2.000 milioni, non sia simbolico ma ancorato a una valutazione economica del giro d’affari intorno al nome Maradona.

Il punto dirimente: marchi e diritti tornano ai figli

La frase chiave della decisione, rivendicata dalla parte civile, è che i beni “materiali e immateriali” oggetto di contesa tornano “immediatamente” nella disponibilità degli eredi. Tradotto: l’uso della marca e i proventi relativi devono essere riferiti al patrimonio successorio e la loro contrattualizzazione spetta a chi ne detiene la legittima titolarità, cioè i cinque figli del Diez. In pratica, viene riconfigurata la catena dei diritti in modo da slegarla dalle strutture che, secondo l’accusa, li avrebbero trattenuti o deviati.

È un passaggio che ha riflessi immediati sul mercato: nei mesi scorsi, alcune intese commerciali hanno iniziato a considerare come controparte non più società terze, ma direttamente gli eredi o loro mandatari. È un processo in corso, che la decisione ora rafforza sul piano giuridico e negoziale.

Un contenzioso con due partite: marchi da una parte, responsabilità per la morte dall’altra

Va ricordato che il fronte marchi/immagine procede parallelo — ma separato — rispetto al grande processo sulle responsabilità mediche per la morte di Maradona. Quest’ultimo, apertosi nel marzo 2025, è stato dichiarato nullo a fine maggio 2025 dopo l’uscita di scena della giudice Julieta Makintach per il caso del documentario non autorizzato. Tutto da rifare: un nuovo collegio è stato designato e, dopo vari passaggi, il via al nuovo processo è fissato per il 17 marzo 2026, con un’agenda corposa di testimoni. La fotografia è questa: mentre la giustizia penale riorganizza la partita sulla morte del Diez, quella civile-penale sui marchi accelera e mette punti fermi.

Perché contano i numeri: 2 miliardi di pesos oggi non sono quelli di ieri

Il dato economico va letto in controluce con l’inflazione argentina e con la fluttuazione del cambio. La stima in euro e dollari offerta dai media oscilla (tra circa 1,16 e 1,37 milioni), proprio perché dipende dalla fotografia valutaria del momento. Per questo la Corte ha adottato un criterio di “adeguatezza” del sequestro: si proietta non solo sul pregresso (gli utili già maturati), ma anche su margini risarcitori e spese di procedimento. Un approccio prudenziale, ma fondato su parametri di proporzionalità.

La reazione della famiglia e dell’opinione pubblica

Alcuni passaggi della sentenza sono stati salutati con soddisfazione dagli eredi; sui social, Gianinna Maradona ha scritto: “Todo llega”, segnalando un clima di riscatto dopo anni di schermaglie in aula e fuori. Sul fronte delle sorelle e della difesa, si continua a rivendicare la legittimità delle scelte fatte in vita da Diego e la bontà della cessione alle sorelle, ma la Corte ha già tracciato un confine: senza testamento conforme a legge, la volontà personale non può sacrificare i diritti “legittimi” dei figli. È la regola, e ora fa giurisprudenza anche nel caso più mediatico d’Argentina.

Un mosaico internazionale: quando il contenzioso attraversa le frontiere

Il marchio Maradona non vive solo in Argentina. Negli ultimi anni non sono mancati episodi giudiziari anche all’estero: in Stati Uniti, per esempio, un giudice federale in Florida ha adottato misure cautelari in una controversia che coinvolgeva profili social e uso della marca sul territorio americano, con disposizioni restrittive nei confronti di soggetti collegati alla famiglia e riferimenti alla società Sattvica. Vicende parallele che mostrano la complessità di un brand globale, dove ogni ordinamento applica regole proprie. Il quadro argentino attuale, però, è inequivoco: nel perimetro nazionale, i marchi riconducono al patrimonio ereditario e vanno amministrati nell’interesse degli eredi.

Cosa succede ora: tappe, rischi e opportunità

  1. Sul fronte penale-economico, gli imputati restano sotto sequestro e con processo confermato. La difesa può ancora tentare strade di impugnazione, ma il pronunciamento della Sala VII consolida il baricentro probatorio.
  2. In ambito commerciale, gli eredi possono muoversi con maggiore agibilità per ridefinire licenze e accordi. Un tassello già visibile in partnership recenti che citano come controparte diretta i figli di Maradona.
  3. Sul macro-dossier della morte del Diez, l’appuntamento è a San Isidro il 17 marzo 2026, quando un nuovo collegio darà il calcio d’inizio a un processo-ripartenza, con oltre duecento testimoni e una pressione mediatica elevatissima.

Implicazioni per il calcio-business: l’eredità come “asset” e come responsabilità

Il caso Maradona mette a nudo un tema che il calcio globale fatica ancora a gestire con regole uniformi: la governance postuma dei diritti di immagine e dei marchi personali dei campioni. Quando un’icona come Maradona muore, il flusso di contenuti, memorabilia, licensing, docu-serie, NFT, videogame, collezioni e capsule fashion non si ferma: accelera. In questa giungla contrattuale, la chiarezza sulla titolarità dei diritti non è un tecnicismo, ma il cuore di ogni progetto. La Corte argentina, con questa sentenza, manda un messaggio che vale oltre il caso concreto: senza trasparenza e senza il rispetto delle regole successorie, ogni operazione è a rischio sequestro e contenzioso.

L’ultimo dribbling di Diego è (anche) legale

C’è infine un aspetto simbolico. Per anni, il nome Maradona è stato campo di battaglia tra affetti, affari e tribunali. La decisione di questi giorni riallinea la palla al centro: riconosce la centralità degli eredi, restituisce loro strumenti e diritti, e stabilisce che il patrimonio immateriale del Diez — il più prezioso — vada amministrato secondo legge e con responsabilità. Restano i gradi di giudizio, restano le difese, restano i margini di ricorso. Ma la traiettoria, oggi, è chiara: la “marca Diego” torna a casa. E da lì dovrà ripartire, tra sentenze, contratti e memoria.

Box – I punti chiave (per non perdersi nulla)

  1. Sequestro confermato: 2 miliardi di pesos complessivi, misura ritenuta “adeguata” e “proporzionata” dalla Corte d’appello.
  2. Imputati: l’ex avvocato Matías Morla, collaboratori e le sorelle Rita Mabel e Claudia Norma Maradona; contestata la gestione fraudolenta della marca.
  3. Effetti immediati: i beni materiali e immateriali (marchi, diritti, utilità) “ritornano” agli eredi.
  4. Contenzioso parallelo: il processo sulla morte di Maradona è stato annullato a maggio 2025 e ripartirà il 17 marzo 2026.

Nota di metodo e affidabilità delle informazioni

Le informazioni riportate provengono da fonti giudiziarie e giornalistiche di primo piano, tra cui cronache con documenti d’appello consultati e analisi firmate da testate argentine e internazionali. Le stime in euro e dollari variano in funzione del cambio al momento della pubblicazione e sono indicate come intervallo (da circa 1,16 a 1,37 milioni di dollari). Dove la documentazione è riservata o non integralmente pubblica, le ricostruzioni seguono il criterio di massima prudenza e indicano i passaggi confermati da più testate.

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