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Neuer vs Buffon: il duello che ha spaccato il calcio in due e la decisione di FourFourTwo che ci fa storcere il naso

Dati, finali e rivoluzioni silenziose: viaggio dentro due carriere che hanno cambiato il ruolo del numero uno

Neuer vs Buffon: chi è davvero il miglior portiere moderno?

Neuer a sinistra e Buffon a destra

C’è una scena che ancora divide gli appassionati: 30 giugno 2014, tempi supplementari di Germania–Algeria a Porto Alegre. Manuel Neuer non presidia la linea di porta: pattuglia la trequarti come un difensore aggiunto, spazza di piede, intercetta lanci, ricomincia l’azione. È il manifesto del “sweeper-keeper”, un portiere che gioca “fuori cornice” e ridisegna lo spazio. All’altro capo della memoria, gli “974 minuti” di imbattibilità in Serie A di Gianluigi Buffon nel 2015-16: una cortina di ferro, fatta di piazzamento, letture, tempi d’uscita, un’autorità che attraversa ere e allenatori. Due immagini, due linguaggi del ruolo. Ma quale dei due ha inciso di più sul calcio moderno?

Nel ripubblicare la sua lista dei “100 più forti di sempre”, la rivista inglese FourFourTwo ha acceso di nuovo il dibattito: Neuer al 31° posto, Buffon al 48°, con Lionel Messi al , Pelé al , Diego Maradona al e Cristiano Ronaldo al ; tanti nomi legati alla Juventus, e l’assenza che fa rumore di Alessandro Del Piero. Un verdetto che fa discutere, perché contraddice l’istinto di chi identifica Buffon come la “roccia” del ruolo e Neuer come il “rivoluzionario”. Proviamo allora a guardare la questione da tutti gli angoli: numeri, finali, impatto tecnico e mentale, club e nazionali.

Cornice del confronto: perché oggi il dibattito conta più di ieri

Non è solo una questione di preferenze. Dalla regola del 2019 sui rinvii corti alle pressioni alte con trigger coordinati, fino all’uso sistematico dei portieri nel primo palleggio, il calcio del 2020–2025 ha portato il numero uno al centro della costruzione. Capire se sia più “moderno” il modello Neuer o l’archetipo Buffon significa chiedersi quale idea di squadra sia oggi più vincente. E mentre FourFourTwo ha rimesso in fila i grandi di sempre – con Lev Yashin alla 22ª posizione – il ruolo del portiere continua a essere un barometro di tendenze tattiche.

Carriere a confronto: picchi, titoli, costanza

Club: il peso delle Coppe e il valore della continuità

  1. Manuel Neuer ha vinto la UEFA Champions League due volte, centrando due “triplete” con il Bayern Monaco: 2012–13 e 2019–20. In quest’ultima cavalcata fu nominato Portiere della Stagione dalla UEFA, a coronamento di un percorso perfetto (11 vittorie su 11). Il dato non è solo oro in bacheca: misura l’impatto del portiere che “alza” la linea, accorcia la squadra, riduce le corse all’indietro. Nel febbraio 2025, a 38 anni, Neuer ha prolungato fino al 2026 con il Bayern, con all’attivo 11 titoli di Bundesliga, 5 Coppe di Germania e 258 clean sheet in carriera nel club al momento dell’annuncio: longevità da leader e ancora standard top.
  2. Gianluigi Buffon non ha mai vinto la Champions, ma ha disputato tre finali (2003, 2015, 2017). Con i club ha costruito un palmarès enciclopedico: 10 Scudetti con la Juventus (record), 6 Coppe Italia, la Ligue 1 2018–19 con il Paris Saint‑Germain e, tornando agli inizi, la Coppa UEFA 1998–99 col Parma. Nel 2024 la UEFA gli ha conferito il President’s Award, ricordando – tra l’altro – la scelta di restare alla Juve in Serie B e il ruolo pionieristico nel parlare di salute mentale. È la fotografia di una grandezza non solo tecnica ma anche etica.

Se la Champions pesa nei confronti tra fuoriclasse, è però onesto dire che l’assenza di questo trofeo non intacca il valore “storico” di Buffon fra i numeri uno. Lo sottolineano anche i riconoscimenti indipendenti: per la IFFHS, Buffon e Neuer condividono il primato di 5 premi annuali da miglior portiere al mondo. Nella classifica “all time” IFFHS (1987–2020), Buffon precede Neuer: un voto trasversale alla carriera.

Nazionali: Berlino 2006 e Rio 2014, due apici da manuale

  1. Buffon è il volto della Italia campione del mondo 2006. Concesse solo 2 gol in 7 partite (un autogol e un rigore), vinse il Lev Yashin/Golden Glove del torneo e firmò una striscia di imbattibilità da 453–460 minuti a seconda dei conteggi. Quei 90 giorni del 2006 sono ancora una scuola di postura, letture e leadership. Con la Nazionale, Buffon è primatista assoluto di presenze azzurre: 176. Dal 6 agosto 2023 è capo delegazione dell’Italia, a testimonianza di un carisma che travalica il campo.
  2. Neuer è il simbolo della Germania 2014, Golden Glove in Brasile e figura‑chiave del titolo mondiale. Quel Mondiale rende popolare su scala globale la sua lettura “da libero” del ruolo, come notò anche Joachim Löw: scelte fuori area, tempi d’anticipo, linee alte più coraggiose. Dopo Euro 2024, il 21 agosto 2024, ha annunciato il ritiro dalla Nationalmannschaft a quota 124 presenze.

I numeri che contano (e perché contano)

Record e metriche simboliche

  1. 974 minuti senza gol in Serie A: è il record assoluto di Buffon nel 2015–16. Oltre la cifra, colpisce il contesto: in una Juve che risaliva dopo un inizio complicato, quel “muro” fu architrave mentale e tecnica della rimonta scudetto.
  2. 2 Champions + 2 triplete per Neuer: una risorsa che eleva l’intera struttura del Bayern. La Champions 2020 resta un unicum: 11 vittorie su 11, clean sheet in finale e premio UEFA di ruolo. È il successo della porta che “accorcia” la squadra.
  3. 5 premi IFFHS a testa: la “parità” nei riconoscimenti annuali racconta la lunga durata di entrambi ai massimi livelli. Nella graduatoria storica 1987–2020, però, Buffon è e Neuer : la costanza su tre decenni premia l’italiano.
  4. Ballon d’Or: Neuer nel 2014 è sul podio mondiale (terzo con 15,72% dei voti) in mezzo a Cristiano Ronaldo e Lionel Messi: un segnale rarissimo per un portiere nell’era contemporanea.

Dati e tendenze: perché Neuer ha cambiato il vocabolario

La partita con l’Algeria (1 luglio 2014) è spesso citata come caso di studio: Neuer interpreta in modo radicale la difesa dello spazio alle spalle della linea, anticipa e “svuota” gli attacchi diretti. La stampa internazionale dell’epoca sintetizzò: “portiere‑libero” o, più precisamente, “sweeper‑keeper”. È la traduzione pratica di un’idea che oggi trova conferme nei report tecnici: costruzione bassa sempre più frequente, rinvii corti e coinvolgimento attivo del numero uno nei primi 30 metri.

Se guardiamo alle macro‑tendenze FIFA dal 2014 in avanti – calo dei tiri dalla distanza, maggiore compattezza difensiva, incremento dell’efficienza su palla inattiva – comprendiamo perché i portieri partecipino di più al possesso e alla gestione delle pressioni. In questa cornice, Neuer non è solo un grande interprete: è un acceleratore del cambiamento.

Momenti chiave: dove si forgiano le leggende

L’epopea di Berlino e la notte di Lisbona

  1. 9 luglio 2006, Berlino: Buffon para, comanda, tiene l’Italia in equilibrio nella notte della quarta stella. Il suo “urlo” verso la curva sud dopo il colpo di testa di Zinédine Zidane tolto da sotto la traversa è un’icona azzurra. L’“uomo delle finali” nasce anche qui.
  2. 23 agosto 2020, Lisbona: Neuer blinda la finale di Champions contro il Paris Saint‑Germain. Il Bayern chiude una stagione europea senza sbavature e lui alza il premio individuale UEFA di portiere dell’anno. È la serata che cristallizza la sua eredità.

Le sconfitte che contano

  1. Tre finali Champions perse con la Juventus (2003, 2015, 2017) pesano nel giudizio su Buffon, ma raccontano anche la sua perenne presenza ai piani altissimi. Il paradosso: alcune delle sue migliori prestazioni europee sono arrivate proprio nelle finali mancate.
  2. Neuer ha attraversato stagioni segnate da infortuni e da una gestione attenta della forma, ma è riuscito a restare riferimento tecnico e carismatico nel Bayern fino al rinnovo 2026; con la Germania ha salutato nel 2024 dopo Euro 2024, assumendosi la responsabilità del ricambio.

Testa, aura, responsabilità: l’impatto mentale

Buffon: il carisma che tiene insieme le squadre

La biografia agonistica di Buffon è costellata di scelte pesanti: restare alla Juve in B, rientrare a Torino dopo la parentesi al PSG, accompagnare i compagni nel pre‑partita con parole mai banali. La UEFA ha indicato anche la sua apertura sul tema della depressione come un contributo culturale al professionismo: non solo un portiere, ma un leader che normalizza la fragilità. 176 presenze in azzurro sono una misura del suo “peso specifico”.

Neuer: la calma che cambia i compagni

L’effetto Neuer sui compagni è tecnico e psicologico: una linea può salire 5–10 metri se dietro c’è un portiere che gestisce la profondità e il retropassaggio sotto pressione con naturalezza. La letteratura sportiva lo accredita come il più grande innovatore del ruolo dai tempi di Lev Yashin: non a caso è stato sul podio del Ballon d’Or 2014, evento rarissimo per un estremo difensore nell’era Messi‑Ronaldo.

E FourFourTwo dove punta l’ago della bussola?

L’aggiornamento di FourFourTwo al 30 dicembre 2025 offre uno spaccato utile: Neuer davanti a Buffon (31 vs 48), Messi al vertice assoluto, Pelé e Maradona a chiudere il podio, Cristiano Ronaldo appena fuori, e una robusta presenza di leggende juventine (Zoff, Scirea, Sivori, Platini, Baggio), ma senza Del Piero. Questo incrocio dice almeno tre cose:

  1. il parametro “rivoluzione del ruolo” pesa molto nel giudizio storico su Neuer;
  2. la longevità e la statura simbolica di Buffon restano riconosciute, ma pagano l’assenza della Champions;
  3. la tradizione Juve è centrale nella storia del gioco, a prescindere dai ranking del giorno.

Verdetto ragionato: chi è il “miglior portiere moderno”?

Se “moderno” significa “coerente con il calcio che verrà”, l’ago pende leggermente verso Manuel Neuer. Per tre motivi:

  1. ha reso mainstream – e vincente ai massimi livelli – l’idea di portiere come regista difensivo;
  2. ha portato questa interpretazione fino alle vetta europee, con 2 Champions in contesti tattici evoluti;
  3. ha lasciato un’eredità metodologica: dai rinvii corti alla gestione del pressing, le scuole portieri ormai educano a quel linguaggio.

Se “miglior portiere moderno” significa invece “lo standard più alto e più a lungo nel tempo, qualunque sia il sistema”, è difficile non dire Gianluigi Buffon. Per altri tre motivi:

  1. il record di imbattibilità in Serie A (974') e una quantità di picchi distribuiti su 20+ anni;
  2. la centralità nelle vittorie dell’Italia 2006, con Golden Glove e leadership totale;
  3. la statura simbolica riconosciuta anche oltre il rettangolo: 10 Scudetti, Coppa UEFA col Parma, UEFA President’s Award 2024.

La conclusione, allora, non è un pareggio diplomatico, ma un doppio sigillo:

  1. il più “moderno” per anticipazione tattica e influenza sul gioco collettivo è Neuer;
  2. il più “grande” per ampiezza, durata e profondità d’impatto resta, per molti indizi oggettivi, Buffon.

Ecco perché il confronto affascina: mette faccia a faccia due archetipi complementari. In un’epoca in cui i portieri aprono il campo, la lezione di Neuer è già dentro ogni seduta di allenamento; quando servono calma, letture e parata “che sposta” nei momenti in cui la stagione pesa, l’ombra lunga di Buffon è ancora lì, come un promemoria che la modernità non cancella le fondamenta, le rafforza.

Chi è il GOAT?

Se per voi il "Migliore" è colui che interpreta il calcio del futuro, colui che è più completo tecnicamente e influenza la manovra offensiva, allora la corona va a Manuel Neuer. È lui il padre del portiere del 2025.

Ma se per "Migliore" intendete la quintessenza del ruolo, la capacità di essere decisivo a 20 anni come a 40, la leadership che trascina una nazione e la sicurezza assoluta tra i pali, allora nessuno ha mai superato Gianluigi Buffon.

La verità? Forse hanno ragione entrambi. Neuer ha insegnato ai portieri come giocare a calcio. Buffon ha insegnato loro come si diventa leggenda. E in mezzo a questi due giganti, noi abbiamo avuto la fortuna di goderci l'età dell'oro dei numeri uno.

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