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Capodanno in campo: 10 volte in cui il 1° gennaio ha fatto più rumore del 31 dicembre

Mentre il resto del mondo stappa, la Premier (e prima ancora la First Division) ti chiede di essere lucido. 10 “primi gennaio” veri e con una conseguenza che arriva subito dopo

Dennis Bailey e sullo sfondo l'Old Trafford

Dennis Bailey

Il 1° gennaio, in Inghilterra, non è una pagina bianca. È già sporca: di pioggia, di fango, di fiato corto.
Altrove si tirano le somme della notte; lì si aprono i cancelli e si entra con la sciarpa sopra il cappotto come se fosse un gesto antico, necessario. È calcio senza preamboli: non ti chiede come stai, ti chiede se ci sei.

E allora succede che il nuovo anno comincia così: con un tabellone che non aspetta la tua lucidità, con un gol che arriva presto, con una partita che ti dice subito che l’aria è cambiata. Queste dieci storie stanno tutte dentro quel primo giorno: non per folklore, ma perché il calcio—quel giorno—si diverte a essere più vero delle promesse.

1) Old Trafford, 1 gennaio 1992 — Manchester United–QPR 1-4

lo schiaffo che non ti aspetti

Old Trafford è un posto che si presenta sempre uguale a sé stesso: grande, sicuro, convinto che certe cose succedano solo agli altri. Poi arriva il QPR e fa la cosa più insolente possibile: segna subito, e non si ferma. Andy Sinton apre la giornata, Dennis Bailey la trasforma in una faccenda personale: tre gol, da ospite, lì dentro.
Lo United prova a rimettere le cose a posto con McClair, ma è un gesto tardivo, quasi educato. Finisce 1-4 e la sensazione è semplice: il 1° gennaio può entrare in casa tua senza bussare.

Per Bailey quella partita diventa una seconda identità. Non servono titoli, non servono cornici: basta dire «hat-trick a Old Trafford il primo dell’anno» e capisci già tutto.

2) Old Trafford, 1 gennaio 2014 — Manchester United–Tottenham 1-2

quando la festa la fa l’ospite

C’è un modo di perdere che somiglia a un fastidio che non passa. United–Tottenham di quel 1° gennaio è così: Adebayor segna e lo stadio reagisce con un silenzio che non è stupore, è riconoscimento. Poi arriva Eriksen, e quel raddoppio ha un sapore ancora peggiore: sembra naturale.
Welbeck accorcia, ma non cambia l’umore. La partita resta in mano agli altri e Old Trafford si ritrova a guardare una porta che non si riapre.

Quel risultato è una fotografia di stagione: non la spiega da solo, ma la racconta benissimo. Il nuovo anno, per lo United, comincia con una domanda che pesa.

3) White Hart Lane, 1 gennaio 2015 — Tottenham–Chelsea 5-3

otto gol e nessuna diplomazia

Se vuoi capire cosa può essere il Capodanno quando lo giochi, questa partita è un manuale a cielo aperto. Il Chelsea va avanti, come fanno le squadre che in quel momento hanno l’abitudine di comandare. Ma il Tottenham decide che il 1° gennaio non è un giorno per la prudenza.
Kane segna e trascina, la partita si apre come una finestra sbattuta dal vento: entra aria, entra caos, entra rumore. Otto gol, 5-3, e quel senso di eccesso che ti rimane addosso come una notte lunga.

Quel pomeriggio toglie a Kane l’etichetta di promessa e gli consegna un’altra parola: certezza. Non definitiva, ma abbastanza da cambiare il modo in cui lo guardi.

4) Emirates, 1 gennaio 2017 — Arsenal–Crystal Palace 2-0

lo “scorpione” di Giroud e il giorno che diventa immagine

Arsenal–Palace potrebbe essere una partita ordinata, quasi di routine. E invece Giroud decide di inventare un gesto che il corpo, di solito, non concede: colpisce la palla con lo “scorpione”, e il gol nasce così, come una frase detta senza pensarci e proprio per questo perfetta.
Lo stadio prima ride, poi smette di ridere: perché capisce che non è uno scherzo. È un’immagine destinata a tornare.

Quel gol diventa un simbolo popolare: una clip che riappare ogni volta che il calcio vuole ricordarsi di essere anche istinto, anche fantasia, anche follia controllata.

5) Vicarage Road, 1 gennaio 2017 — Watford–Tottenham 1-4

due doppiette e la classifica che cambia faccia

Il Watford prova a rimanere dentro la partita, ma il Tottenham entra come se avesse dormito otto ore e non due. Kane fa doppietta. Dele Alli fa doppietta. 1-4.
Non è una gara piena di poesia: è una gara piena di efficacia. E a Capodanno l’efficacia è una forma di crudeltà.

Quel risultato non ti regala una coppa, ma ti regala credibilità. E nel calcio, quando inizia l’anno, la credibilità pesa più delle parole.

6) Anfield, 1 gennaio 2017 — Liverpool–Manchester City 1-0

un colpo di testa e la giornata prende una direzione

Ci sono partite che decidono di essere semplici. Questa lo è: Wijnaldum sale e colpisce di testa, 1-0, e da quel momento la gara diventa una questione di resistenza e nervi.
Anfield non festeggia in modo elegante: festeggia serrando i denti. E quando il City prova a riprendersi la scena, trova una porta che sembra più piccola e un pubblico che sembra più vicino.

Quel primo gennaio lascia un messaggio netto: se entri distratto ad Anfield, esci più leggero. E non parlo solo di punti.

7) Turf Moor, 1 gennaio 2018 — Burnley–Liverpool 1-2

minuto 94: Klavan e l’uomo che non ti aspetti

Turf Moor è un posto dove le partite non si “giocano”: si sopportano. Il Burnley pareggia tardi e pensa di aver strappato il suo pezzo di giornata. Poi, al 94’, arriva Klavan. Difensore. Uno che, nella sceneggiatura, non dovrebbe mai essere protagonista.
E invece segna lui, e il 1-2 ha il sapore crudele delle cose decise all’ultimo respiro: quando non hai più tempo per essere bravo, hai solo tempo per essere presente.

Quella vittoria diventa una lezione semplice: il Capodanno non è un giorno gentile. Se molli un secondo, ti prende.

8) Goodison Park, 1 gennaio 2018 — Everton–Manchester United 0-2

due gol “puliti” in una giornata sporca

Questo è il Capodanno senza fuochi d’artificio, quello del lavoro. Martial segna, Lingard chiude, 0-2. Goodison è grigio, l’aria è pesante, e proprio per questo i gol sembrano ancora più “puliti”: tecnica essenziale, colpi asciutti, niente fronzoli.
Sono quelle partite che non fanno poster, ma ti tengono in vita.

L’anno, per lo United, comincia con una cosa rarissima nelle giornate storte: una vittoria che non chiede interpretazioni.

9) Emirates, 1 gennaio 2019 — Arsenal–Fulham 4-1

quattro firme per togliersi di dosso l’aria cattiva

Qui l’Arsenal decide di iniziare l’anno come si apre una finestra: facendo entrare aria. Xhaka, Lacazette, Ramsey, Aubameyang: 4-1.
Non è solo un risultato largo. È una piccola ripulitura mentale, un modo per dire allo spogliatoio: «Siamo ancora capaci di far male, siamo ancora capaci di essere noi».

Quando vinci così a inizio anno, ti porti dietro una cosa preziosa: un po’ di leggerezza. E la leggerezza, nel calcio, è spesso la forma più concreta della fiducia.

10) Emirates, 1 gennaio 2020 — Arsenal–Manchester United 2-0

il primo “sì” di Arteta

Pépé segna presto. Sokratis raddoppia. 2-0. Ma il dettaglio vero è un altro: è il primo giorno dell’anno e l’Arsenal prende la prima vittoria dell’era Arteta.
La partita ha un’energia diversa: più ordine, più corsa, più sensazione di gruppo che si muove con un’idea comune. Non risolve tutto—non lo fa mai una partita sola—però mette un paletto. E quando inizi un percorso, un paletto vale oro.

Quel 1° gennaio diventa una data di inizio. Non una promessa: un fatto.

A Capodanno, normalmente, si alza il calice e si dice «da domani».
Il calcio inglese spesso non ti concede il lusso del “domani”: ti mette davanti un tabellone e ti chiede di scrivere subito qualcosa che regga.

E forse è per questo che questi primi gennaio restano in memoria: perché non hanno la gentilezza delle intenzioni. Hanno la sincerità dei risultati.

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