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Il 20 gennaio l’IFAB scrive il menu del 2026: fuorigioco, stop di 2 minuti e VAR più incisivo

Tra le ipotesi: stop obbligatorio di 2 minuti per chi riceve cure, nuova idea di fuorigioco supportata dal SAOT e interventi del VAR sui doppi gialli

Fuorigioco, stop di 2 minuti e VAR più incisivo: il calcio davanti allo specchio delle sue regole

Succede al minuto 92, punizione dal limite: lo stadio trattiene il fiato, l’allenatore chiama lo schema, il tiratore prende la rincorsa. Ma il suo compagno, appena medicato per un colpo alla caviglia, resta fermo a bordo campo: due minuti di attesa obbligata, la squadra in dieci, vantaggio evaporato. È il paradosso più discusso delle ultime sperimentazioni anti-perdita di tempo: regole pensate per “accelerare” il gioco che, in certe situazioni, lo ribaltano. A fine 2025, mentre FIFA e IFAB moltiplicano i test, questa scena è già realtà in alcune competizioni. Il prossimo snodo è fissato a Londra, il 20 gennaio 2026, quando l’Annual Business Meeting dell’IFAB metterà in agenda le proposte che possono ridisegnare la stagione 2026. La posta è alta: fuorigioco, VAR, “solo il capitano”, tempi morti e tecnologia.

20 gennaio 2026: cosa decide l’IFAB e perché conta

La riunione annuale dell’IFAB del 20 gennaio 2026 (Annual Business Meeting) serve a definire l’ordine del giorno e la rotta delle modifiche alle Regole del Gioco che, se approvate in Assemblea Generale a fine febbraio, entrerebbero nel ciclo 2026/27. Tra i dossier già sul tavolo: estendere il perimetro d’intervento del VAR ai casi di “secondo cartellino giallo erroneo”, rendere vincolante la linea “solo il capitano” nel dialogo con l’arbitro e aggiornare i protocolli per ridurre le perdite di tempo, compreso il tema dei 2 minuti fuori dal campo dopo intervento medico.

Il “2 minuti fuori” dopo le cure: da idea contestata a test su larga scala

Negli ultimi mesi, la misura che impone al calciatore che riceve cure sul terreno di gioco di lasciare il campo per 2 minuti è passata dal laboratorio a tornei reali. La logica è chiara: scoraggiare le simulazioni e accorciare le interruzioni, evitando che chi si fa medicare resti in campo per rallentare. Ma con correttivi: l’uscita non si applica quando il fallo è punito con ammonizione o espulsione all’avversario, né ai portieri.

Il banco di prova più visibile è stata la FIFA Arab Cup 2025 in Qatar: qui Pierluigi Collina ha spiegato pubblicamente ratio e limiti del test, rimandando ogni scelta definitiva alla valutazione post-evento. L’obiettivo dichiarato è “velocizzare il gioco” e arginare i “finti infortuni”.

Non è l’unico contesto: negli USA la MLS ha introdotto già nel 2024 un pacchetto anti–perdita di tempo che include il rientro ritardato di 2 minuti per chi riceve assistenza, provocando reazioni forti (anche di Lionel Messi e di Gerardo “Tata” Martino) dopo episodi in cui la squadra lesa è rimasta in dieci proprio mentre preparava una palla inattiva. Il tema non è di principio, ma di contesto: la norma è efficace nel ridurre i “crampi tattici”, ma può generare squilibri situazionali se non ben calibrata.

Dove il test convince e dove fa discutere

  1. Utile contro le “cadute furbe” a ridosso del 90’, quando si cerca il cronometro: lo staff entra? Il giocatore esce e rientra dopo 120 secondi.
  2. Criticità nelle palle inattive “calde”: la squadra che subisce fallo perde un uomo nella fase successiva, a meno che l’avversario non venga sanzionato. Da qui l’ipotesi – discussa a vari livelli – di ampliare le eccezioni o modulare il timer.

Se la linea dei 2 minuti fosse promossa dall’IFAB, andrebbero codificate con precisione le eccezioni (falli con giallo/rosso, portieri, collisioni alla testa) e le procedure di rientro per evitare abusi e disparità competitive tra campionati.

Fuorigioco: dal “millimetro” alla “figura”. Cosa si sta davvero valutando

Pochi temi dividono come il fuorigioco. Dopo anni di gol annullati “per un’unghia”, la discussione si è spostata dal “dove tracciare la linea” al “come definire la posizione”. La proposta più dibattuta punta a valutare l’attaccante rispetto alla “figura” del difendente, riducendo le decisioni millimetriche e restituendo un vantaggio “ragionevole” all’attacco. Si tratta di un’evoluzione delle idee promosse da Arsène Wenger negli ultimi anni: dalle versioni “daylight” (onside se una parte del corpo valida è in linea) a opzioni “torso-based”, in cui la decisione si appoggia alla zona che può segnare, eliminando piedi e avambracci dall’equazione visiva. L’IFAB ha confermato che l’argomento è in fase di studio con ulteriori test richiesti ai panel tecnici.

In parallelo, il dibattito pubblico è stato alimentato dalle parole del presidente FIFA Gianni Infantino, che nei giorni scorsi ha ribadito la volontà di rendere il gioco “più offensivo e attraente”, ventilando un’interpretazione per cui l’attaccante sarebbe in fuorigioco solo quando “davanti” al difendente con l’intera figura. Una visione di principio – non ancora norma – che fotografa la direzione strategica, ma che dovrà passare per il filtro dell’IFAB e dei test. Prudenza, quindi.

Il ruolo del SAOT: tecnologia che cambia la sostanza, non solo il disegno

Qualunque nuova definizione richiede una tecnologia in grado di sostenerla. Il SAOT (Semi‑Automated Offside Technology) oggi:

  1. utilizza almeno 12 telecamere per tracciare fino a 29 punti del corpo per ogni giocatore, 50 volte al secondo;
  2. integra un sensore nel pallone che invia dati a 500 Hz, migliorando il rilevamento del “kick point”;
  3. genera allarmi automatici per la sala VAR e produce animazioni 3D per spiegare la decisione a pubblico e broadcaster.

Il SAOT è già stato adottato in tornei FIFA e, nel 2025, si è esteso in diversi campionati con varianti locali (telecamere aggiuntive, frame rate più alti). Questo ecosistema tecnico è il presupposto affinché un fuorigioco “sulla figura” sia applicabile in tempi congrui e con coerenza.

Non solo fuorigioco e infortuni: le altre piste “calde” del dossier 2026

VAR e “secondo giallo”: correggere l’errore che pesa come un rosso

Tra le proposte che approdano al 20 gennaio c’è l’idea di consentire al VAR di intervenire quando un calciatore viene espulso per un “secondo giallo” poi ritenuto inesatto. Oggi il VAR non rivede le ammonizioni; sbloccare questo vincolo per l’episodio che produce l’espulsione sarebbe una svolta di equità, con cautele sui tempi di revisione. Il tema è formalmente in agenda per l’ABM di Londra.

“Solo il capitano”: dal consiglio alla norma

La linea che limita il dialogo con l’arbitro al solo capitano ha dato risultati positivi in più competizioni. L’indicazione dei panel è di renderla protocollo obbligatorio nelle Regole del Gioco, lasciando alle leghe il tempo di allinearsi. Sarebbe un passo culturale, prima ancora che regolamentare.

“Cooling‑off period”: quando il gioco si ferma per raffreddare gli animi

L’IFAB sta testando i “cooling‑off periods”: pause ufficiali per sedare tensioni e proteggere sicurezza e immagine del gioco, con limiti stringenti (massimo due per gara). Strumento pensato per livelli non d’élite, ma dal potenziale educativo.

Portieri e 8 secondi: la regola che ha già cambiato abitudini

C’è una novità, invece, che non aspetta l’ABM: dal 1 marzo 2025 è in vigore la modifica alla Regola 12.2. Se il portiere trattiene il pallone oltre 8 secondi (con conto alla rovescia visivo di 5), l’arbitro assegna un calcio d’angolo agli avversari, non più una punizione indiretta. La sperimentazione su oltre 400 gare ha convinto l’IFAB e gli organismi continentali: l’adozione si è estesa a tornei FIFA e competizioni UEFA, con linee guida operative dettagliate per gli arbitri.

Impatto tattico: cosa cambierebbe in campo

Se il fuorigioco verrà ritarato sulla “figura” del difendente o su una zona corporea più “robusta” (come il torso), ci saranno effetti immediati:

  1. Linee difensive più prudenti: il rischio di essere “bucati” da scatti in fronte alla linea suggerirà difese un filo più basse o pressing più coordinati sulla palla per negare il tempo al passante.
  2. Attacchi più verticali: con minor esposizione al “millimetro”, il passaggio in profondità torna investimento ad alto rendimento, soprattutto per chi ha velocisti e rifinitori dal piede educato.
  3. Più responsabilità per gli assistenti: il “timing del passaggio” resterà cruciale anche col SAOT, che aiuta ma non azzera il margine umano sul “kick point”.

Sul fronte dei 2 minuti fuori dopo le cure, gli staff dovranno ricalibrare gestioni di punizioni e calci d’angolo offensivi: valutare se chiedere intervento medico “ora” o “fra 20 secondi” può cambiare la percentuale-gol di una palla inattiva. Nelle fasi finali, aumenterà il valore delle riserve “calde” pronte a entrare per riequilibrare momentaneamente i numeri in campo.

La regola degli 8 secondi sul portiere, già operativa, sta modificando la “gestione del vantaggio”: meno “addormentamento” palla in mano e maggior pressione sul rinvio, con corner diventati sanzione reale e percepita. I dati iniziali raccolti da FIFA/UEFA parlano di impatto “positivo” sullo scorrere del gioco; i club stanno aggiornando le routine di pressing per sfruttare il countdown visibile.

E per arbitri e tecnologia? Nuove responsabilità, nuovi strumenti

La stagione 2025/26 ha già introdotto due piste significative:

  1. Annunci vocali dell’arbitro post–on‑field review nelle competizioni FIFA, per spiegare decisioni dopo check VAR lunghi o complessi: trasparenza e didattica verso pubblico e tv.
  2. Bodycam in test a vari livelli professionistici e di base, per contrastare abusi e migliorare formazione: progetto supportato dall’IFAB in cooperazione con FIFA.

In controluce, cresce anche la riflessione su un VAR più “muscolare” nei tornei d’élite (fino a corner e doppi gialli, ipotesi in discussione per il ciclo 2026), con il nodo dei tempi di gioco sempre al centro. La sfida è mantenere il ritmo evitando l’“over‑officiating”.

Italia ed Europa: cosa succede nei nostri tornei

Nel contesto italiano, la sensibilità sul tema “simulazioni” è massima. Figure come Gianluca Rocchi hanno chiesto un fronte comune mediatico-sportivo contro gli “accentuatori”, salutando con favore i test dei 2 minuti in Coppa Araba e un VAR più capace di rimediare a errori gravi. È una linea di cultura sportiva che accompagna le proposte IFAB.

Sul piano internazionale, le competizioni UEFA hanno già recepito la sanzione dell’angolo per i portieri oltre 8 secondi, con istruzioni operative puntuali: cosa conta come “pieno controllo”, quando interrompere il countdown se c’è pressione, come segnalare i 5 secondi finali. Un caso scuola che mostra come un’innovazione possa essere interiorizzata rapidamente se le linee guida sono chiare.

Cosa aspettarsi dal 20 gennaio: scenari realistici

  1. 2 minuti fuori” dopo le cure: è plausibile che l’IFAB voglia proseguire i test, valutando un set di eccezioni più ampio e parametri comuni per i rientri. Una adozione immediata ai massimi livelli appare prematura, ma l’orientamento anti–perdita di tempo è consolidato.
  2. Fuorigioco: la direzione verso una interpretazione “meno millimetrica” è condivisa, ma servono ulteriori trial per scegliere il modello definitivo (ad esempio “torso‑based” vs “daylight” ricalibrato). Il SAOT è maturo per reggere la transizione, ma la norma deve essere semplice, comunicabile e coerente su scala globale.
  3. VAR e “secondo giallo”: proposta con basi solide, con attenzione ai tempi di review per non rallentare eccessivamente. È un candidato credibile a entrare tra le priorità del 2026.
  4. Solo il capitano” e “cooling‑off”: probabile impulso verso una cornice più formalizzata nei livelli idonei, per migliorare il rispetto e gestire le escalation emotive.

La bussola per i lettori: come leggere le prossime settimane

  1. Diffidare dei titoli che annunciano “rivoluzioni domani mattina”: l’IFAB lavora su cicli, con test e consultazioni. La data chiave è il 20 gennaio 2026 per l’ABM, poi l’AGM di fine febbraio per eventuali approvazioni.
  2. Separare “visione” da “norma”: le parole di Gianni Infantino sul fuorigioco sono un orientamento politico‑sportivo, non una regola già scritta.
  3. Seguire l’esempio degli 8 secondi ai portieri: dove idee e dati hanno coinciso (test su 400+ partite, linee guida chiare), l’innovazione è entrata presto nei regolamenti. È un modello per le altre riforme.

In fondo, la vera questione non è “quante” regole cambieranno, ma “come” lo faranno: rendendo il calcio più fluido, più comprensibile e, soprattutto, più giusto. Se fuorigioco “meno millimetrico” e 2 minuti anti‑simulazione riusciranno a centrare questi obiettivi senza creare nuovi paradossi, lo scopriremo da Londra in avanti. Fino ad allora, braccia conserte e cronometro in mano: come nei “cooling‑off”, ogni decisione richiede la temperatura giusta.

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