21 Febbraio 2018
Karim Formica, Giovanissimi fascia B Venaria
Favola, ovvero breve vicenda, narrata in prosa o in versi, i cui protagonisti sono persone, animali o oggetti (anche animati) il cui scopo è far comprendere una verità morale in modo semplice e piano.
Spesso questi costrutti utilizzano metafore più o meno evidenti e riscontrabili nella narrazione, proprio come tanto spesso viene vista come una metafora ciò che accade su un campo di calcio, dove spirito di sacrificio, abnegazione, altruismo e voglia di migliorarsi riempiono le righe dei giornali e la vita di chi suda rincorrendo un pallone.
In ogni favola che si rispetti, poi, vengono presentati e introdotti dei protagonisti; chi meglio esprime le proprie doti assume di diritto il ruolo dell’eroe della vicenda, così ogni fine settimana anche noi ci ritroviamo a narrare le gesta dei piccoli grandi eroi che vincono battaglie (partite) e raggiungono traguardi (trofei) insieme ai propri compagni.
Questa volta partiremo da un... Gigantiello. Vincenzo, per la precisione, che in un villaggio a tinte bianche e nere (il campo della Sisport) salva il Rosta, propria squadra, strappando anche l’ovazione del pubblico con due colpi bene assestati, per il trionfante 3-2 finale.
Continuiamo poi con chi gigante ancora non è ma sogna di esserlo. Un eroe che la crescita ce l’ha nel sangue (e sul retro della maglietta, riportante tale: Crescentini Carlo dalla lontana Novese) e che, proprio come Gigantiello, rifila due fendenti allo sventurato Vianney: arrendetevi, con lui non c’è scampo.
Terzo capitolo di questa favola porta la fantasia lontano, verso un nome d’oltreoceno che però mantiene origini nostrane, come un Ulisse contemporaneo che però è già di nuovo il sovrano della sua Itaca: il Chieri di Steve Caroppo. Condottiero d’altri tempi, trascina la propria ciurma e abbatte la fera Derthona ritagliandosi un posto d’onore nella nostra narrazione.
Da eroi d’oltreoceano a eroi che portano un nome tanto pesante quanto conosciuto al proprio popolo, come nel caso di Roberto Baggio della Cheraschese. Omonimo di chi le proprie gesta le ha già scritte e tramandate, per distinguersi ha optato per un’avventura tra i pali, con i guantoni a fermare le invasioni del proprio territorio, quella linea di porta che l’Olimpic Saluzzo avrà pur varcato per due volte, ma senza trovarvi gioie vista la disfatta finale.
Così, come ogni buona favola che si rispetti, anche questa giunge alla conclusione. E lo fa con la morale impersonificata dal nostro ultimo protagonista: Karim Formica. Che non ha paura dei giganti del Lascaris, non ha paura della fatica e della storia già scritta che condannava il suo Venaria ad un molto probabile scacco: lui, come tutti i nostri protagonisti settimanali, ha lavorato passo dopo passo, metro dopo metro, come nella più antica lezione che un campo di calcio può dare alla vita.
E vissero, per ogni domenica, felici e contenti rincorrendo un pallone.