Il calcio, si sa, è un mondo molto particolare, in grado di esaltarti e di darti incredibili gioie, ma anche capace di generarti delusioni e rimpianti. È un gioco che è capace di darti tanto, ma anche di toglierti tanto, ed è proprio da questa legge non scritta che è passato Luca Barone, attuale allenatore dell’Arsaghese under 16. Sì, perché a lui, follemente innamorato di questo sport, il calcio ha tolto tanto, quando un infortunio al ginocchio gli impedisce di continuare il suo sogno più bello, quello di continuare a giocare, a soli 15 anni. Una passione che si trova dunque a farsi da parte, ma che nonostante il passare del tempo e dell'età, rimane comunque limpida, tanto che poi alla fine non può non cederci ancora, cogliendo al balzo l’opportunità della Vergherese di allenare i Giovanissimi ’96 nel 2008, a più di dieci anni dalla sua ultima esperienza su un campo di calcio. Ed allora ecco che per Barone emerge l’altro lato del calcio, quello in grado di darti: darti emozioni, sensazioni, ed a volte anche una seconda possibilità per rientrare in un mondo che in un modo o nell’altro è sempre stato il suo, come ci racconta lo stesso Barone: «Mi è sempre mancato il mio “rettangolo verde”, e con il tempo ho imparato ad apprezzarlo in tutte le sue forme. Devo ammettere che quando però ti tiri fuori da questo mondo non è semplice rientrare, perdi un po’ il “ritmo” diciamo. Tuttavia, nonostante tutti gli impegni che uno possa avere, il calcio è un qualcosa per cui cerchi comunque di ritagliarti del tempo perché è passione: quando sei in campo c’è quella magia in grado di farti passare tutto, che ti svuota la testa e che personalmente mi riesce anche a far rilassare, nonostante io lo viva in maniera molto intensa, ma proprio perché c’è tutta un’atmosfera che mi fa stare bene».
Un sentimento forte e preciso, che lo accompagnerà anche nelle sue successive avventure con la Castellanzese, con il Lonate ed ora con l’Arsaghese, dove approda quest’anno, guidando una squadra, l’under 16, che l’anno scorso si è distinta come una delle rivelazioni del campionato; nonostante ciò, Barone non fa proclami invitando a non cullarsi dei buoni risultati ottenuti fin qui: «Personalmente, in queste categorie tendo sempre a non guardare i risultati fatti precedentemente perché contengono così tante varianti, legate al campionato, ai giocatori, al contesto che è difficile poter fare una giusta analisi, specialmente se parliamo di ragazzi le cui caratteristiche e capacità possono variare anche in poco tempo. A maggior ragione poi, quando arriva un allenatore nuovo è un po’ come ricominciare da capo, perché nonostante si possa partire da una buona base, si cerca sempre di portare le proprie idee e la propria identità. Per quanto riguarda questo gruppo, nonostante il tempo sia stato poco finora, una prima impressione me la sono fatta ed è molto buona, ho un gruppo di qualità e che ha subito cercato di mettere in pratica i concetti che sia io, che il mio vice Marco Isotta, abbiamo cercato di trasmettere».
Concetti che sul campo si trasformano in una filosofia di gioco ben precisa, in cui l’organizzazione prevale sui moduli: «La caratteristica principale del gioco che cerco di dare alle mie squadre è l’organizzazione. So che è difficile analizzare ogni situazione in uno sport che è il più imprevedibile di tutti, in cui ci sono un infinità di varianti che da un momento all’altro possono cambiarti una partita o una stagione, però quello cerco è comunque di lavorare su un’organizzazione di squadra in cui si sappia esattamente cosa fare sia in possesso che in non possesso, in cui sia la giusta copertura degli spazi, ed in cui si riesca ad esprimere un buon calcio».
Sembravano dunque esserci tutte gli ingredienti per un’ottima stagione, ma lo stop ha naturalmente cambiato tutti i piani, tanto che Barone non parla di obiettivi calcistici, ma più di quelli sociali: «Quest’anno l’ambizione più importante è che tutti stiano bene e che si riesca ad uscire il prima possibile da questa situazione, in modo tale da poter tornare a vivere il calcio in maniera spensierata, perché al momento non è così: manca tutto quello che è l’ambiente e l’atmosfera che dovrebbe esserci attorno a questo sport e che non è semplicemente un elemento di contorno, ma è il vero cuore di questo gioco». Un obiettivo più che importante quindi, inseguito con gran voglia da un allenatore che ha imparato più che bene tutte le sfumature di questo mondo, in grado si di togliergli, ma che ha saputo poi nel tempo soprattutto dargli, e anche molto.
Commentascrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Sprint e Sport
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Sprint e Sport - Piemonte FemminileTutte le ultime notizie dal mondo delle femminili piemontesi
Testata iscritta al Tribunale di Torino al n. 36/2016 del 14/9/2016 registro informatizzato (già iscritta al n.1178 del 30/7/1957) - Direttore responsabile: Claudio Verretto - Società editrice: Lettera 22 scarl - Via Alessandro Roccati 20 - Partita Iva 08329370012. CCIAA: Torino. REA: TO-964286. Mail: amministrazione@sprintesport.it
Amministrazione trasparente: la testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs 70/2017 (ex L. 250/90). ISSNA Stampa: 1594-5529. ISSN WEB 2465-128. Fondo di garanzia Legge 662/96