«Squadra corta, ma di qualità» così Fabrizio Granai definisce il suo gruppo di Allievi del Luino, che partecipano al campionato provinciale Under 16 di Varese. Ancora nessuna partita giocata in campionato, ma la voglia di scendere in campo è alta e tutti non vedono l'ora di tornare a giocare.
Granai esordisce raccontandoci del suo passato da calciatore e di ciò che lo ha spinto e portato a diventare un allenatore: «Ho un passato da calciatore di cui vado sempre molto fiero. Ho giocato per tantissimi anni, nell’83 ho precocemente esordito in Prima Categoria, avevo appena 16 anni. Ho giocato per diverso tempo al Luino. Sono stato anche nel Tre Valli, nel Lesa; ho girato tante squadre della mia zona, tra Luino e Laveno. Ho smesso di giocare nel 2004 all'età di 38 anni. L'ultimo anno ho fatto una stagione da allenatore-giocatore in un'annata che si è sfortunatamente conclusa con una sconfitta nella finale dei playoff. Dopo quell'anno mi hanno chiamato a Luino per propormi di fare il mister, proposta che ho naturalmente accettato subito. Ho iniziato con i Giovanissimi il primo anno, ma ho allenato un po’ tutte le categorie. In totale ho vinto 4-5 campionati e gli anni successivi alle vittorie abbiamo sempre partecipato al campionato regionale. Successivamente ho fatto un anno con gli Allievi di Gavirate ai regionali. Per motivi familiari mi sono fermato nel 2013. Ho ripreso nel 2017 ancora al Luino, società a cui sono sempre stato legato. L’anno scorso abbiamo vinto il campionato provinciale con la Juniores, eravamo primi in vantaggio di un punto sui secondi prima dello stop e quando la stagione è finita noi eravamo campioni. Quest'anno mi sto occupando degli Allievi, per la maggior parte 2005. Una delle mie soddisfazioni più grandi, però, resta l'essere riuscito a tramandare la mia passione calcistica ai miei figli. Entrambi giocano a calcio, uno gioca al Laveno in Seconda Categoria e il piccolo gioca negli Allievi del Luino con me. Sono contento che loro abbiano la possibiità di giocare, perché l'ambiente sportvo dà qualità alla vita».
Il tecnico si è definito un allenatore a cui piace attaccare e vuole che la sua squadra scenda sempre in campo per vincere: «Mi piace molto giocare all’attacco, tutti gli anni ho sempre cercato di giocare bene e di giocare per vnicere. Ho usato spesso il 4-3-3, ma anche il 4-2-3-1. Sono moduli che si sposano perfettamente con lo stile di gioco che piace a me: mi piace avere gli esterni larghi che rientrano sul piede forte. Le mie sono squadre che hanno sempre avuto la caratteristica di segnari molti gol. Abbiamo segnato tanto anche nei campionati regionali che sono assai più impegnativi. Forse il gruppo del 1991-1992 è stata una delle migliori squadre degli ultimi 15 anni qui a Luino; ai tempi i regionali erano anche molto più competitivi di adesso: giocavi con le squadre del milanese dove trovavi ragazzi che erano veramnete preparati ad alti livelli. Il mio è un sistema di gioco che porta spesso al gol anche i centrocampisti, le mezzeali, con il medano fisso davanti alla difesa che fa il regista. Quest'anno siamo un gruppo povero numericamente: i ragazzi sono del 2005 e sono appena 15 con 2 nati nel 2006. Negli ultimi anni stiamo anche soffrendo la concorrenza del France Sport, per il quale è fin troppo facile a volte fare una telefonata e convincere il ragazzo a cambiare società; abbiamo avuto di conseguenza qualche perdita di ragazzi che si sono trasferiti, ma comunque il gruppo di quest'anno rimane molto buono. Il gruppo ha ottime qualità, specialmente ho due centrocampisti e un difensore che sono molto avanti. Ivan Cristiano è un ottimo difensore, mentre Federico Costa e Daniel Granai possono fare la differenza a centrocampo. Loro tre forse hanno qualcosina più degli altri da un punto di vista atletico, hanno avuto la fortuna di essere seguiti e allenati da gente brava. La squadra è un po' corta, ma con delle buone qualtà e potenzialità. Non siamo purtroppo riusciti a giocare la prima di campionato, ma spero che il campionato possa riprendere, perchè i ragazzi ne hanno bisogno».
Granai ha poi spiegato come sia molto difficile per i ragazzi stare senza la possibilità di fare sport per tutto questo tempo: «Io prima di essere un allenatore sono un papà e posso dire che i ragazzi soffrono. Sono confinati a casa, costretti a stare lontano da una delle passioni più grandi che hanno. I miei figli riescono a sfruttare il giardino che abbiamo a casa per stare un po' all'aria aperta e quando possono vanno anche volentieri a correre, ma non tutti hanno queste possibilità, perciò non è una situazione facile per nessuno. Quando ci sarà il via libera per ricominciare a giocare sarà peggio che partire da zero.Quando ricominci la preparazione atletica ad agosto già non è facile, figuriamoci se i ragazzi arrivano da 5-6 mesi completamente fermi. Possiamo anche organizzare tutte le attività del mondo da fare a casa in attesa della ripresa, ma avere il pallone tra i piedi, stare sul campo, è totalmente un'altra cosa, un altro mondo. Prima vivevi a pieno la settimana aspettando che arrivasse il sabato per poter dare tutto sul campo, ora invece la settimana è piatta, sempre uguale. Con i ragazzi ci sentiamo regolarmente e abbiamo anche fatto un gruppo del fantacalcio insieme, è importante mantenere i rapporti e alto il morale».
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