Prosegue il giro della Lombardia dell'Under 16 regionale. Siamo quest'oggi in casa Vis Nova: ai nostri microfoni c'è Luigi Nigro, tecnico dell'Under 16 e direttore sportivo dei neroverdi. Ciao mister, come stai? Come hai passato questa quarantena? Ciao Andrea, sto bene grazie. Diciamo che fortunatamente ho sempre lavorato e questo mi ha comunque aiutato. Mentalmente però riconosco che questa situazione non sia affatto semplice. Ti manca il campo? Senti spesso i tuoi ragazzi? Mi manca tutto quello che riguarda il nostro sport: il campo, i ragazzi, lo staff tecnico e societario. Alla fine in questo ambiente si stringono amicizie e rapporti personali molto intensi. I ragazzi li ho sentiti tramite WhatsApp circa dieci giorni fa: hanno anche loro una gran voglia di ripartire. Come Vis Nova avete lanciato iniziative particolari per stare vicini ai ragazzi? Inizialmente con il nostro preparatore atletico, il professor Merlini, abbiamo dato loro un programma fisico da svolgere, ma più passava il tempo più è stato complicato gestire il tutto. Campionati finiti, ma non si sa ancora come: qual è la tua idea a riguardo? Sinceramente per me la stagione 2019/2020 è in archivio già da un po'. Credo che bisognerebbe iniziare a pensare come programmare la prossima annata, ma anche qui non è affatto semplice. Sto sentendo parlare solamente di promozioni e retrocessioni, ma niente aiuti concreti per le società. Con che presupposti si può pensare ad una ripresa a settembre? Non siamo certo noi a dover dire come e quando. Premettendo che la salute è la cosa più importante, devo dire che quando sento dire 2021 per l'inizio dei campionati mi viene la pelle d'oca. Con quali basi si dice una cosa del genere? Con quali informazioni? Le parole hanno un peso importante. Ti chiedo ora un bilancio sulla stagione delle squadre del vostro settore giovanile. Stilare un bilancio è abbastanza difficile perché siamo stati interrotti proprio quando si stava entrando nel vivo della stagione. Sicuramente posso dire che eravamo allineati con le aspettative che ci eravamo prefissati. Per la società è importante che le squadre crescano attraverso un'idea di gioco. Avete diversi giocatori che potrebbero fare appetito a diverse squadre professionistiche. Credi sia possibile per loro questo passaggio o, data la situazione, sarà tutto rimandato? Mi auguro per i nostri ragazzi che ci sia la possibilità di trovare qualche soluzione migliorativa per il loro futuro. Noi alla fine lavoriamo per questo, cercando di dargli gli strumenti per aiutarli a crescere. Come sarebbe finita la stagione per i 2004? Era possibile a tuo avviso replicare il titolo della passata stagione? Riguardo al nostro girone, avevamo messo una bella ipoteca. Poi però ci sarebbero state le fasi finali, che come ben sai sono una cosa ben diversa. Sicuramente lavoravamo sia per la crescita del singolo giocatore che per ottenere magari un risultato collettivo importante. Se ti chiedessi di trovare il momento migliore e quello peggiore della stagione con i tuoi 2004, quali mi racconteresti? Il migliore direi la partita vinta in trasferta contro l'Olginatese: una prova di forza davvero importante. Il peggiore sicuramente il match contro il Seregno, anch'esso in trasferta. Dico questa partita non tanto per la sconfitta, quanto per l'atteggiamento avuto in campo: è stato totalmente diverso da quello che chiedo solitamente ai miei gruppi. Cosa significa far parte della Vis Nova? Cosa significano per te questi colori? La Vis Nova è una società seria, fatta di persone serie che amano questo sport. Io mi rispecchio pienamente nell'idea calcistica di Marco Barollo e sono contento che lui abbia affidato a me la direzione sportiva dell'attività agonistica. L'ho sempre pensato ma ultimamente ho rafforzato questa mia idea: la Vis Nova è famiglia. Facendo un passo indietro nella tua carriera, qual è il ricordo più bello e quello meno bello? Ricordare un singolo momento bello vorrebbe dire sminuirne altri e viceversa. Mentre ricordarne uno brutto non sarebbe giusto. In generale questo è stato un percorso che mi ha dato tanto sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista umano. Non mi sento affatto sazio se pur sono molto soddisfatto: cerco sempre di ascoltare, studiare, recepire e migliorare. Ho ancora voglia di emozionarmi, sbagliare, insegnare, arrabbiarmi, gioire. Insomma, ho voglia di respirare calcio. Infine, hai un sogno nel cassetto legato al mondo del calcio? Il mio sogno da bambino era vestire la maglia azzurra da calciatore. Siamo eterni bambini giusto? Quindi sogniamo: allenare la nazionale. Vivi Sprint e Sport al 100%, scarica l’applicazione e scopri tutte le sue funzioni.
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