Under 17 Femminile
14 Giugno 2023
UNDER 17 FEMMINILE: Elena Vitale, Alessia Osypchuk e Alice Bertola, tre promesse del calcio femminile
C'è una premessa che vogliamo fare prima di tutto, e cioè che l'Atalanta Under 17 è una grande squadra. Negli ultimi due anni abbiamo seguito questa ragazze apprezzandone le qualità tecniche importanti e lo spirito indomito. Dai tempi dell'Annovazzi 2022 contro il Milan, fino alle Finals di Cesena dove arrivò per loro un piazzamento di prestigio.
Ci siamo accorti nelle due sfide contro l'Inter di quanto il Verona sia temibile; eppure, se non fosse stato per l'"Harakiri" di Tavagnacco all'ultima giornata, la Dea avrebbe chiuso proprio davanti alle scaligere il girone. L'Atalanta è una grande squadra perché nell'andata dei quarti aveva vinto 3-2 contro uno squadrone come la Juventus, sognando legittimamente di poter fare l'impresa anche al ritorno e di raggiungere così le Final Four di Senigallia.
Premesso questo, non è nostro compito affermare che Osypchuk e compagne non meritassero di essere seppellite di gol, com'è accaduto a Torino domenica 11 giugno. Il campo ha sempre ragione - si dice - e il campo ha emesso un verdetto che fa un rumore terribile in un quarto di finale Scudetto; ma ciò che meritano queste ragazze è sicuramente una spiegazione e una contestualizzazione più profonda sul perché sia andata a finire così.
La questione in realtà è abbastanza semplice. Nella partita di andata a Zingonia l'Atalanta ha affrontato la formazione di Under 17 bianconera che ha giocato il grosso della fase interregionale. Tra le titolari c'erano Arianna Gallina (che aveva giocato 130 minuti nelle 10 partite in programma per il torneo di categoria), e Giulia Robino (180 minuti con le Allieve, ma la 2008 rappresenta un caso probabilmente unico in quanto a precocità e varietà d'impiego); il resto però erano le ragazze della rosa Under 17. 3-2 il risultato con doppietta di Vitale e gol di Bertola per le nerazzurre, e bis di Gallina per la Juve.
Domenica scorsa, invece, la Juve è scesa in campo con 5 giocatrici facenti parte da inizio stagione della rosa Primavera (come riporta lo stesso sito ufficiale), più Robino e Gallina, anche loro nel roster Under 19 ma già presenti all'andata e, come detto, con del minutaggio nell'interregionale Under 17. Giocatrici fenomenali, Bellagente e le altre, che si sono forgiate ulteriormente in un campionato di intensità e qualità nettamente maggiori, e che sono arrivate a giocarsi la finale scudetto contro la Roma.
È un problema? Sostanzialmente no, perché se la Juventus può avere così tanta scelta sull'annata 2006-2007 è solamente frutto dell'impegno e degli investimenti profusi negli anni; e nulla le vieta di schierare giocatrici perfettamente in età per la categoria quando ce n'è bisogno per arrivare a conquistare un Titolo Italiano. Una riflessione più approfondita sul tema, tuttavia, è importante farla. La fluttuazione delle rose è cosa comune nel mondo del femminile dove il confine tra le categorie è spesso sfumato, e dove regolarmente le giocatrici ritenute più pronte vengono fatte avanzare con grande anticipo anche (anzi, soprattutto) a causa di una struttura di campionati ben poco allenante a livello giovanile. In Piemonte ancor più che in Lombardia. Che le migliori 2006 della Juve fossero già in Primavera, pertanto, è qualcosa di perfettamente naturale. Il limite, semmai, è in questo senso dell'Atalanta, che com'è noto non ha mai allestito né una Primavera né una Prima squadra.
Non è un problema, quindi, ma è evidente come questo sistema di migrazione "on demand" possa creare uno squilibrio da un punto di vista sportivo. Non è difficile immaginare lo stato d'animo delle ragazze (e anche dei tifosi-genitori-sostenitori) dell'Atalanta quando scese in campo a Torino si sono trovate di fronte una specie di Dream Team a strisce bianche e nere, di fatto un'altra squadra rispetto a quella incontrata due settimane prima. E probabilmente c'è tanto di questo nel disastro finale, perché nonostante tutto non possono starci nove gol di differenza senza una specie di "blackout mentale", una volta compreso che non c'era più nulla da fare contro un avversario ingiocabile. E non dev'essere stato facile nemmeno per le ragazze della Juventus - escluse nella partita più importante a favore delle compagne convocate ad hoc - non interpretare questa scelta come un messaggio indiretto di sfiducia. È infatti plausibile supporre che, in caso di risultato favorevole già all'andata, la Juve non avrebbe "liberato il Kraken" già ai quarti di finale, confermando una formazione più simile a quella vista in campionato (peraltro fortissima anche quella).
Anche le nerazzurre, come la Juve, stanno attingendo fortemente dalla Primavera in questo post season; un po' per far fronte ai numerosi problemi di infortuni (out gente come Santoro, Consolini o Beduschi), e un po' per provare ad alzare il livello di competitività generale. Nella doppia sfida contro il Verona sono state ben 7 le giocatrici Primavera coinvolte in maniera più o meno massiccia. Parliamo del portiere Tornaghi, di Mutti, Bonsi, Fornara, Di Cataldo, Razza e D'Elia. Di queste soltanto Tornaghi e Mutti avevano messo piede in Under 17 in questa stagione con un minutaggio molto ridotto. Impianto di giocatrici rivelatosi cruciale ai fini della qualificazione, visto che per battere le venete è stata decisiva proprio la doppietta di D'Elia.
Delle tre, il Milan è quello che ha attinto un pò di meno dalla Primavera, convocando nel doppio impegno con il Napoli quattro giocatrici allenate in stagione da Davide Corti. Gemmi (che pure ha giocato 270 minuti con le Under 17 in questi ultimi mesi), Rossi, Donolato e Longobardi (tutte con qualche minuto all'attivo anche nelle Allieve).
Sì, e le chiavi di lettura sono fondamentalmente le stesse. Da parte degli addetti ai lavori è comunemente accettato il fatto di richiamare all'occorrenza giocatori che già sono regolarmente aggregati ai pieni superiori, e se ne sono avuti esempi recentissimi: per la Finale Scudetto Under 18 giocata contro la Spal l'Inter ha fatto scendere Enoch Owusu che già da due anni gioca in Primavera. In semifinale il Sassuolo ha schierato Kevin Bruno e Kevin Leone, entrambi Primavera che non avevano mai giocato in Under 18. Dall'altra c'è chi ovviamente non è contento perdere il posto sul più bello dopo una stagione giocata in prima linea e un traguardo raggiunto con impegno e fatica. Rispetto al femminile, del resto, si tratta di casi più isolati che coinvolgono molti meno giocatori, rendendo la questione sicuramente più trascurabile (difficile che un giovane professionista non trovi pane durissimo per i suoi denti confrontandosi coi pari età).