13 Novembre 2020
Alcune tra le rose gestite da Marco Siciliano
Se si chiede a Siciliano il motivo di questa particolare scelta sportiva, la sua lucida simpatia prende immediatamente il sopravvento: «Sai, mi piace molto il fatto che il vice allenatore tipicamente non viene mai esonerato! Scherzi a parte, reputo di aver collaborato con maestri di calcio capaci ma anche molto umili. Mi hanno sempre portato rispetto, incluso nel progetto e dato spazio sia in allenamento che nei momenti decisionali della partita. Penso che ognuno per dare il meglio di sé debba stare nel ruolo più congeniale alle proprie caratteristiche, ho imparato molto da tutti loro e non desideravo altro. Questa di assistente è la funzione più adatta a me, senza dubbio: non amo avere troppe responsabilità di questo genere». Marco Siciliano dispone di grandi abilità nel ruolo di team manager, essendo sempre in grado di fare da tramite tra la squadra e l'allenatore, inoltre è noto tra gli addetti ai lavori che sia un instancabile lavoratore, affidabile in casi di emergenza e capace di instaurare un ottimo rapporto con i tesserati e le rispettive famiglie.
Da due anni Siciliano è al lavoro a Mazzo: «Ho ricevuto alcune chiamate, ma ho preferito venire qui. Lo scorso anno ho guidato l'Under 17, svolgendo un vero e proprio ruolo di reclutamento giocatori e formazione della rosa. Ci siamo rimboccati le maniche con il direttore sportivo Roberto D'Alessandro. Da dicembre stavamo iniziando a raccogliere i primi frutti» Quest'anno ha iniziato con Esposito l'avventura in Under 19 oltre che con i ragazzi del 2008 ed inoltre, da ormai più di un mese, il tecnico sta frequentando il corso per l'abilitazione Uefa C. Anche in questo caso non mancano gli aneddoti: «Alla prima lezione ci siamo presentati, eravamo in una sessantina. Quando è toccato a me ho pronunciato nome e cognome, poi ho detto che allenavo da 10 anni. Il professor mi ha ripreso subito, sostenendo che non ci si può definire allenatori fino al raggiungimento del patentino. Ha ragione, ma nell'informalità del momento non ci feci caso. Con qualche amico ridiamo ancora di questo simpatica situazione». Il corso è ovviamente fruibile solo in modalità online, a scapito della parte pratica, ma su ciò che sta imparando Marco non ha dubbi: «Ci chiedono di mettere il pallone al centro di tutto e di far giocare i ragazzi. Se mi dovessero beccare in futuro coi cinesini o con un programma d'allenamento troppo atletico penso che mi ritirerebbero il patentino all'istante!».
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Diego Sia, oggi giocatore del Milan[/caption]
Dopo un decennio in panchina, sono tanti i ragazzi passati tra le mani del tecnico, ma nel cuore di Siciliano c'è un posto riservato per uno solo: «Diego Sia oggi è una giovane promessa del Milan, è un attaccante classe 2006. L'ho avuto a Parabiago nel 2011 con Romeo. Il gruppo dei 2006 era veramente di ottimo livello, ma lui riusciva comunque ad essere sempre una spanna sopra a tutti. In campo faceva sempre la cosa giusta, era competitivo e voleva vincere ogni singola partita. E' sbarcato a Milano sponda rossonera da qualche anno e sono andato a vederlo in un Milan-Pro Sesto: era solo più alto, tutto il suo talento era ancora tutto lì, ben conservato. Con la sua famiglia ho un buon rapporto, ho chiacchierato qualche volta con suo papà, con la promessa di tornare a vederlo giocare appena possibile».
3/11/2013 Il debutto da allenatore dopo l'esonero di Colombo: Legnano-Parabiago 1-2
Scavando accuratamente nel passato di Siciliano però, esiste una data simbolo che va in controtendenza con il suo stile: il 3 novembre del 2013, dopo l'esonero di Colombo ai tempi di Parabiago, l'allenatore ha guidato i suoi per metà stagione. La gara d'esordio, contro il Legnano, è stata vinta per 2-1 dai suoi. E' forse da questa esperienza che il tecnico si appropria di uno storico proverbio di Sacchi: «Per diventare allenatori non occorre essere stati calciatori, d'altronde un fantino non ha mai fatto il cavallo». Ecco allora un'altra analogia con un altro grande tecnico: oltre che all'oratorio con i propri amici, Marco non ha mai giocato a calcio. Questo non gli impedisce di essere un volto di riferimento nella gestione dei giovani calciatori.