L'intervista
22 Febbraio 2022
Riccardo Marzola, numero 1 del Gallarate, e l'alter ego professionista: Angelo Peruzzi
Riccardo Marzola, portiere classe 2003 nell’Under 19 del Gallarate si era già distinto nel corso della prima parte della stagione per buonissime prestazioni nonostante la situazione deficitaria di classifica. Con l’anno nuovo è arrivata, a causa anche di diverse defezioni all'interno della rosa rossoblù, l’occasione di esordire in Prima Squadra contro l’Universal Solaro. Nonostante il passivo pesante (4-0) la prestazione di Riccardo è stata più che positiva, grazie diverse parate determinanti che lasciano una buona sensazione anche in ottica futura.
Nell'ultima gara disputata, i rossoblù sotto la nuova gestione Caretti hanno ottenuto un pareggio (1-1) in casa dell'Aurora CMC. Il solito Marzola è stato uno dei migliori in campo ed è stato battuto solo a tempo scaduto dal portiere avversario, salito alla disperata sull'ultimo calcio d'angolo. Il direttore generale Roberto Foglia al termine della gara ha tenuto ad elogiare i suoi: «Oggi ho visto 11 leoni in campo. Nonostante tutte le defezioni e la sfortuna, perché oggi abbiamo avuto dei ragazzi mancanti a causa di una macchina rotta, anche oggi abbiamo detto la nostra e la vittoria ci è sfuggita solo per un soffio».
Cos’hai provato al momento del tuo esordio?
«Dal punto di vista emotivo è stato fantastico. In fondo sono un classe 2003 e se dici in giro che hai difeso una porta di Promozione la prima reazione è un po’ incredula: «Ma si fidano?», mi chiedono. Certo il risultato è stato negativo, ma c’è da dire che la squadra a causa della situazione dei contagi si è potuta allenare davvero poco. Inoltre abbiamo preso dei gol principalmente su delle imbucate centrali, così i loro attaccanti si trovavano uno contro uno con me. Maestroni l’ha notato e nella ripresa ha sistemato qualcosa in mezzo al campo ed è andata meglio. La cosa più bella però è stata il giorno successivo all’esordio: arrivano i complimenti e ovviamente fanno bene all’ego, ma l’importante è non montarsi la testa e continuare a lavorare».
Gli highlights del debutto del numero 1 rossoblù
Prima della gara invece? Come l’hai vissuta?
Come si sviluppa il tuo percorso all’interno delle Giovanili?
«La mia carriera calcistica inizia coi Pulcini a 5 anni. Ho iniziato nel Canegrate, città dove abitavo. Inizialmente facevo il difensore centrale, finché un giorno mi è scattato qualcosa e ho deciso di fare il portiere come ruolo definitivo, cosa che in effetti ha avuto i suoi frutti. Dopo la vittoria di un campionato con gli Allievi sono stato chiamato dalla ex Roncalli per un provino, avevano tre squadre (Bianca, Rossa, Verde) e io fui impiegato nell’ultima. Inizialmente mi sono trovato in difficoltà in una squadra nuova e più forte. Ho subito ovviamente il cambiamento di allenamenti e qualità, ma al secondo anno è andata molto meglio e ho iniziato a giocare nella prima squadra (Bianca) e a fare anche qualche partita coi 2002, facendo così la mia prima esperienza ad 11. Da qui sono passato alla Lainatese, dove incontrai mister Fontolan, un ex Inter che ringrazio molto per avermi migliorato dal punto di vista tecnico. Qui ho fatto 3 anni giocando i Provinciali, ma la nostra squadra era molto valida, avevamo ottimi risultati nella nostra categoria e spesso quando incontravamo squadre dei Regionali le battevamo. Finita quest’esperienza sono passato alla Cedratese, qui ho avuto la mia prima esperienza nei Regionali Élite, indimenticabile è per me l’esordio con vittoria contro l’Aldini. Da qui è iniziata un’esperienza magica, tengo a ringraziare il tecnico dei tempi Villeia, che ora non allena più: anche se mi ha guidato solo per sei mesi quello che sono oggi è gran parte merito suo. Poi sono passato all’Aurora Uboldese, ma i campionati sono stati bloccati».
I momenti salienti della sfida di Under 19 con la Rhodense
Cosa ti ha portato a scegliere il progetto del Gallarate?
«Quest’anno a luglio ho ricevuto la chiamata dal direttore Foglia. Ho incontrato lui e il Presidente in società e ho subito capito di essere nel posto giusto per concretezza e serietà. Fondamentale per la mia scelta è stato il poter fare due allenamenti a settimana per i portieri, più quelli con la squadra».
Com’è il tuo rapporto con il Direttore?
«Foglia per me è una persona che si dedica molto al calcio, ogni volta che vado al campo lui è sempre li. Segue assiduamente sia noi dell’Under 19 sia la Prima Squadra e sappiamo di poter contare su di lui».
Le azioni principali del match vinto con il Corbetta
Ora è ripreso anche il vostro campionato, com’è la situazione in Under 19?
«Il progetto della società è molto ambizioso: portare a fare i Regionali una squadra che ha sempre fatto i Provinciali non è semplice, soprattutto col breve tempo a disposizione. Penso che siamo una squadra tecnicamente molto valida, ma ovviamente per chi non ha mai fatto questa categoria è stata dura, soprattutto all’inizio. Per questo non stiamo riuscendo a portare a casa buoni risultati secondo me, perché molte partite le abbiamo perse di poco con squadre navigate in questa categoria. Adesso in questo ritorno dobbiamo capire quanto sia il nostro margine di crescita, ma solo il campo lo dimostrerà».
Gli highlights della sfida con il Morazzone
Ma la salvezza secondo te è ancora possibile?
«I punti da recuperare sono tanti, è una situazione critica ma dobbiamo ricordarci che nel calcio tutto è possibile, tutta la squadra ci crede in questa cosa. Al di là della salvezza potremo toglierci grosse soddisfazioni perché il lavoro paga e noi daremo tutto. In ogni caso per noi fare i Regionali può essere una svolta, a priori di come andrà, è un bel palcoscenico e magari potrà arrivare qualche chiamata interessante, mai dire mai».
C’è un altro portiere a cui ti ispiri?
«Il mio preferito negli ultimi anni è di certo Alisson, dal periodo della Roma a quello del Liverpool. Mi impressiona la cattiveria con cui compie le sue parate: è un mito. In realtà però molti mi hanno sempre paragonato a Peruzzi, ho una muscolatura taurina, e anche lui non era il classico portiere alto e magro, mi dicono che ho la stessa sua potenza».
E come vivi il non avere esattamente il fisico di un portiere classico?
«Diciamo che il mio fisico non è l’ideale, devo fare praticamente il triplo del lavoro degli altri per arrivare agli stessi risultati. Faccio infatti i miei 3-4 allenamenti settimanali più delle sedute in palestra, bisogna dedicarsi con attenzione al proprio corpo. Però il lavoro paga sempre: anni fa pensavo di essere basso e che non potessi fare le uscite alte, lavorandoci costantemente ora ce la faccio. È una grande soddisfazione riuscire in qualcosa che non pensavo mi sarebbe riuscito».