16 Novembre 2016
Dopo l'ennesima batosta rimediata in casa contro il San Mauro del tecnico Baraldi (0-3), che condanna la sua Juniores a rimanere a quota 9 punti nelle zone basse della classifica, Leo non ci sta e si sfoga sulla situazione del calcio giovanile e dilettantistico.
"Dopo 40 anni sui campi tra calcio giocato e quello visto dalla panchina, sono arrivato a pensare che la materia su cui lavorare sia ormai veramente ridotta. Non ci sono più i calciatori di una volta, soprattutto nelle giovanili."
Il motivo? Semplice: "Non è proprio colpa dei ragazzi, ma delle nuove abitudini: tolti i giorni di allenamento non giocano più a calcio, per esempio in strada o negli oratori. Così è difficile che, crescendo, si alimenti la passione per questo sport."
Tra i colpevoli ci sono sicuramente gli allenatori: "Il nostro è un ruolo delicato, bisogna coltivare la cultura per il lavoro e, appunto, la passione. Io, ad esempio, faccio tre allenamenti a settimana e non ho mai la squadra al completo: questo negli altri sport come il basket, il volley o simili non capita quasi mai."
Bisogna cambiare mentalità, quindi, tutti insieme. In primis, i genitori: "Alcuni di loro dovrebbero accettare il fatto che il proprio figlio può trovare qualcuno di più bravo di fronte a lui".
Parole che non nascondono un certo tipo di delusione. Per il momento della squadra, certamente, ma forse anche per altro. Attesa la risposta sul campo: dall'allenatore ai genitori, passando soprattutto per i calciatori. Sono loro, in fondo, che vincono le partite.
Sono loro quelli chiamati a dimostrare che Leo, nel loro caso, ha torto.