Under 19 Nazionale
16 Giugno 2023
UNDER 19 NAZIONALE - Fabian Liberte (al centro) festeggia la vittoria della Coppa Brescia, suo ultimo trofeo alla guida del Lumezzane
Termina dopo 4 anni l'avventura di Liberte al Lumezzane, chiusa con un ottavo posto nel campionato di Under 19 e con la vittoria - ottenuta settimana scorsa - della Coppa Brescia; bilancio che lascia tutto sommato felice il tecnico: «Dal punto di vista sportivo abbiamo avuto una stagione dalla doppia faccia, una prima parte di stagione non positiva e un girone di ritorno invece di ottimo livello. Il Lumezzane è dal 2014/2015 che non giocava in Under 19 Nazionale, avevamo molti dei ragazzi alla prima esperienza e con un passato nei provinciali. Abbiamo dovuto quindi aspettare che si adattassero a questo livello, e in questo abbiamo fatto fatica, perché cambiare la testa è un lavoro lungo. Il girone di andata è stato quindi abbastanza negativo dal punto di vista dei risultati, anche se da quello delle prestazioni sono comunque soddisfatto. Il girone di ritorno l'abbiamo invece chiuso in crescendo e credo che essere finiti ottavi davanti a tante squadre, e a pochi punti dal quinto posto sia stato comunque un successo. La cosa che mi ha fatto più felice però è stata vedere la crescita della società in questi 4 anni, siamo passati dai campionati provinciali alla Primavera 4, sono molto grato al Lumezzane per avermi dato la possibilità di lavorare con loro, ringrazio il direttore sportivo, lo staff e tutti i ragazzi che ho allenato».
Per il tecnico argentino inizia un nuovo capitolo al Ghedi 1978, dove ricoprirà l'incarico di allenatore della squadra Under 17 Élite. Se si guardasse al solo curriculum si potrebbe vedere questo cambiamento come una retrocessione, ma Liberte non la pensa allo stesso modo: «Probabilmente perderò punti in visibilità ma non è quello che mi interessa, al Ghedi ho trovato un progetto che mi intriga molto. Essendo un grandissimo appassionato di calcio seguo con grande interesse tutte le competizioni della zona di Brescia a il settore giovanile del Ghedi mi ha sempre impressionato. Li ho scoperti 5 anni fa e da allora ne ho seguito le vicende perché colpito dal loro metodo di lavoro. Per questo motivo appena io e il Lumezzane abbiamo deciso di separarci ho guardato a loro per proseguire la mia esperienza da allenatore». Un colpo di fulmine determinato soprattutto dall'approccio con cui il Ghedi guarda al mondo dei giovani: «Ho scelto questo progetto perché abbiamo un modo simile di intendere il calcio giovanile, in cui si cerca di far crescere il ragazzo a 360°, senza sottoporlo ad eccessive pressioni e senza concentrarsi solo sul lato fisico, ma guardando anche al lato tecnico e alla qualità nel palleggio oltre che alla crescita mentale». Proprio la crescita mentale per il tecnico è un vulnus dei settori giovanili italiani: «Secondo me in Italia c'è tanta qualità, solo che molti ragazzi si perdono per motivi di disciplina. In Argentina o in Brasile i ragazzi arrivano da un contesto sociale più difficile, e a parità di età con quelli italiani sono passati attraverso più difficoltà e sono più maturi mentalmente, secondo me in Italia manca la capacità di far crescere mentalmente il ragazzo».
E proprio al Ghedi, Liberte vede un lavoro su questo aspetto: «Prima che dal lato sportivo sono stato colpito dal lato umano delle persone che lavorano al Ghedi, il loro obiettivo è quello di mettere i ragazzi nelle migliori condizioni possibili per poter lavorare bene, e solo chi lavora bene gioca, attraverso un approccio meritocratico». La meritocrazia per Liberte ha infatti un valore importante nella crescita dei ragazzi: «Qui in Italia si gioca più a calcio che in Brasile e in Argentina, ma purtroppo qui capita spesso che le scelte di formazione vengano fate sulla base di motivazioni extra-calcistiche e alla fine chi vale meno gioca di più. Questo ovviamente demoralizza i ragazzi non permettendogli di esprimere al massimo il loro potenziale. In questo senso mi ritrovo molto nel metodo adottato da Mancini per la Nazionale; lui non guarda se il ragazzo viene dalla B, dalla Serie A o da un altro campionato, se merita di giocare, gioca».
Una comunione di intenti che il tecnico spera diventare proficua: «Al Ghedi sento di poter fare un bel lavoro, ho voglia di mettermi subito all'opera per ricominciare ad allenare e divertirmi, sono convinto che faremo grandi cose insieme»