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Abusi e minori: quando la prevenzione e l'ambiente giusto possono abbassare il rischio di questo fenomeno nel mondo sportivo

All'evento promosso dall'Associazione Ernesto Modanesi si affronta un tema delicato ma quanto mai attuale: strategie e interventi per ridurne il rischio

CADEDDU, SAMADEN, GRAZIOLI, MODANESI E BRIGANTI - ASSOCIAZIONE MODANESI

Da sinistra a destra: Marco Cadeddu, Roberto Samaden, Giovanni Grazioli, Maura Modanesi e Rocco Briganti

Abusi, maltrattamenti e violenze. Parole che ormai si sentono quotidianamente nei casi di cronaca e che fanno rabbrividire. Ancor di più se le vittime in questione sono bambini e minorenni. Di questi giorni il caso delle “farfalle” della ginnastica artistica, ex atlete purtroppo salite alla ribalta della cronaca per quelle frasi incresciose sul loro peso e sul cibo da dover dosare con diete imposte e forzate. L’Associazione Ernesto Modanesi, con il patrocinio del Comune di Fara d’Adda, Provincia di Bergamo, Risorsa Sociale Gera d’Adda e gruppo AIAC di Bergamo e Lecco, ha voluto riunire esperti del mondo sportivo e sociale proprio per parlare di queste tematiche attraverso iniziative nell’ambito delle diverse società sportive e prevenzione in contesti sportivi ma non solo.

Ad aprire il ciclo di interventi è stato Roberto Samaden, responsabile del Settore Giovanile dell’Inter nonché Presidente della Commissione FIGC per l’Attività di Base. La prima cosa che Samaden ha voluto sottolineare è stata la volontà dell’Inter di organizzare iniziative e incontri per i ragazzi con persone che raccontano la loro esperienza e di come si può essere migliori anche fuori dal campo. L’ostacolo più difficile però è stato l'adulto: «Il punto strategico è stato far capire ai ragazzi e alle ragazze, ma soprattutto agli allenatori, che questi momenti fanno parte del processo di formazione. I primi a opporre resistenza sono stati proprio gli allenatori perché non hanno i giocatori che si allenano per la partita: gli abbiamo detto di non preoccuparsi, perché noi dobbiamo cercare di far stare bene il ragazzo creando un ambiente positivo». E proprio l’ambiente sano è stato un altro punto cardine dell’intervento di Samaden: «Oggi una società sportiva deve occuparsi soprattutto di creare un ambiente giusto dove i bambini possano stare bene».

Rocco Briganti, Direttore Generale di ‘Specchio Magico Cooperativa Sociale Onlus’ ha invece evidenziato come il fenomeno del maltrattamento in ambito sportivo sia presente a livelli importanti e di quanto poco se ne parli, anche perché mai nessun genitore vorrebbe che il proprio figlio vivesse un’esperienza simile. Lo stesso Briganti ha poi rimarcato come sia importante creare un ambiente dove quantomeno ci sia un basso rischio che si verifichino episodi di questo genere, ma ancor di più come sia fondamentale ascoltare i figli e lasciare loro gli spazi giusti per esprimersi. «Abbiamo bisogno di conoscere i ragazzi e non basta il campo o la scuola, bisogna ascoltarli. Bisogna fargli fare esperienze in cui si possono esprimere; e noi dobbiamo stare zitti. Se poi si verifica un abuso in ambito sportivo, il ragazzino magari non è portato nemmeno a parlarne per le fragilità o le reazioni eccessive degli adulti. Ma ci si può formare per attrezzare un ambiente. Se un ambiente è ricettivo può contenere e minimizzare quel fenomeno».

In conclusione è intervenuto Marco Cadeddu, Vice Questore Aggiunto Dirigente del Commissariato di Treviglio, che ha portato la sua testimonianza di casi di violenze e abusi su minori: «Un concetto importante che ci accompagna nel nostro intervento è la prevenzione, perché quando andiamo a individuare qualsiasi tipo di reato in realtà abbiamo già perso. Bisogna ricordare che quando si individua il colpevole e c’è la condanna, la vittima di fatto rimane vittima e porta dietro di sé un percorso personale pesantissimo». Cadeddu ha voluto anche lanciare un messaggio alle società sportive, sconsigliando lo smartphone all’interno degli spogliatoi proprio per prevenire i gravi episodi di bullismo e maltrattamento. Molte società, dal canto loro, hanno già predisposto dei protocolli per il corretto utilizzo dei dispositivi digitali sempre in ottica di prevenzione e tutela delle potenziali vittime.

Questi argomenti, se trattati nel modo giusto, possono trasmettere un messaggio positivo. La prevenzione è la chiave di tutto: trattare quindi queste tematiche in modo delicato, ma al tempo stesso informare ragazzi e ragazze e dare comunque un supporto agli adulti o un servizio a loro dedicato. Spesso sui tecnici piuttosto che sui dirigenti non c’è solo il peso del risultato o della prestazione, ma anche e soprattutto la responsabilità di far crescere attraverso la pratica sportiva bambini e ragazzi. Non è sempre facile conciliare questi due aspetti, in particolare se ci sono genitori “con il dito puntato”, ma percorrere questa strada potrà portare sicuramente a un miglioramento anche dal punto di vista sportivo oltre che caratteriale. Discutere di queste tematiche non sarà mai abbastanza, ma anche solo parlarne e continuare a farlo offrendo altri spunti e riflessioni è il punto su cui bisogna battere.

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