Under 15 Femminile
23 Febbraio 2023
C'era una volta una bambina di Paullo che quando aveva sei anni un giorno andò da suo papà e gli disse: «Io voglio giocare a calcio». Quella bambina di anni ne farà quindici a luglio, si chiama Gaia Tomaselli, e oggi è il capitano del Milan. Il cerchio di Gaia comincia un anno fa quando, di questi tempi, insieme alle sue compagne vince la Bracco Cup Annovazzi, il prestigioso torneo di casa Enotria, guadagnandosi il riconoscimento di miglior giocatrice della manifestazione.
Prosegue con una corsa scudetto, tra maggio e giugno del 2022, in cui comincia per lei una transizione tecnica che a settembre la vedrà di nuovo in campo con un ruolo nuovo e maggiori responsabilità. E si chiuderà ancora in via Cazzaniga, dove Gaia tornerà tra qualche giorno insieme al Milan Under 15 per difendere il Titolo Annovazzi conquistato dodici mesi fa in finale contro l'Atalanta.
NUMERO 18
È il primo che Gaia indossa ai tempi della Paullese, la sua prima squadra. Inizia che è uno scricciolo, la chiamano la "Piccola Ronaldinho" per la sua coda di capelli che svolazza di qua e di là sul campo a cinque, ma soprattutto perché già allora dimostra di saperci fare con il pallone, pur giocando contro i maschi. Non ci vuole molto prima che attiri l'attenzione dei club più importanti in un periodo storico in cui il calcio femminile non aveva ancora l'attenzione e le maggiori risorse di cui può disporre oggi. Su di lei si muovono Atalanta e Inter, ma quando va a provare al Milan Roberta Antignozzi capisce subito che è una giocatrice che non bisogna lasciarsi scappare per nessun motivo, e inizia così un percorso di settore giovanile sui campi del Vismara che quest'anno ha toccato la settima stagione. Sette su quattordici. Metà della sua vita Gaia l'ha trascorsa con la maglia del Milan.
NUMERO 8
Il secondo numero della storia di Gaia. Negli anni in rossonero sbocciano le qualità che l'hanno fatta eccellere a dispetto della corporatura minuta. Tomaselli diventa una centrocampista centrale di una qualità stratosferica. Ha tecnica, tempi, visione e previsione. Un'intelligenza calcistica sopraffina si abbina a una crescente personalità, e a una maturità avanzata per la sua età. Quando l'abbiamo osservata per la prima volta all'Annovazzi siamo rimasti a bocca aperta.
"Chiunque ami il calcio dovrebbe venire a vederla giocare", scrivevamo. Oggi aggiungiamo che chiunque ami il calcio dovrebbe venire a vedere partite di calcio femminile di questo livello, perché scoprirebbe un mondo che non immagina esistere; come non lo immaginavamo noi.
Dopo la Bracco quel Milan stravince ovviamente il campionato e veste i panni di favorita anche in chiave Scudetto. Quella di Ilenia Prati è una squadra forsennata e spavalda, l'unica a giocare con soli due difensori puri, che mette in campo un calcio rapido, tecnico e aggressivo. Gaia sta al centrocampo rossonero come Hermione Granger alla casa dei Grifondoro, ma in un contesto che giocoforza dev'essere lungimirante come quello di una professionista, bisogna tenere un occhio al presente e uno al futuro.
Nell'importante sfida contro l'Atalanta Gaia comincia a essere provata più avanti, a ridosso della prima punta, perché si intravede che quello potrebbe essere il suo ruolo definitivo. Un po' per sottrarla alla battaglia più fisica del centrocampo, ma soprattutto per dare una proiezione più offensiva e potenzialmente letale al suo talento. Gaia soffre tremendamente in quella partita, come chiunque provi a uscire da una situazione più confortevole per confrontarsi con la "fear zone", che è quella che porta sempre a una vera crescita. Quel Milan verrà sconfitto nelle Final Eight di Cesena dal Napoli pur essendo una squadra che avrebbe potuto giocarsela alla pari con la Juventus campione d'Italia, ma la carica e lo spirito delle Under 15 si sono sentiti nel loro tifo scatenato sugli spalti durante la Finale Under 17, che ha visto le loro sorelle dell'Under 17 cucirsi il tricolore sul petto proprio contro la Juve.
NUMERO 10
18 - 8 = 10. Sembra quasi un segno del destino. È il nuovo numero di Gaia, un numero "magico" come lei. Sembra quasi un segno del destino, ma sicuramente non è un caso, anzi, somiglia molto a un'investitura che arriva assieme ai gradi di capitano della squadra. La sua metamorfosi da centrocampista di regia a seconda punta è quasi completata, unitamente a uno sviluppo fisico che la rende oggi più pronta anche a livello atletico. Gaia sente la responsabilità perché è una ragazza che preferisce far parlare il campo, la prima a essere esigente con se stessa, la prima a star male quando non può trascinare la squadra.
La prima parte di stagione, in questo senso è stata beffarda. In un campionato che è stato poco più che un allenamento Gaia ha dovuto saltare appuntamenti chiave come le amichevoli con la Juve, o la sfida contro la Cremonese (unica squadra in grado di poter competere con le rossonere). Una piccola noia muscolare le ha precluso anche il match d'esordio a Bergamo in questa fase interregionale appena iniziata. Ma ora è tornata. Sabato ha guidato con la fascia al braccio la squadra nell'8-0 contro il Vicenza, gara in cui non le sono bastati gli assist per essere del tutto soddisfatta. E questo perché Gaia è la prima a sapere che proprio quello del gol, e dell'incisività sotto porta, è l'aspetto che può ancora migliorare tanto per diventare la stella del Milan, e della Nazionale, che in tanti intravedono già in lei.