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Under 17

A 16 anni il capitano segna più di tutti: il classe 2008 diventato bomber nella squadra di sempre

Da Genova con furore tre anni fa, oggi centravanti insostituibile per l'Iris: «Qui mi diverto da matti»

Alberto Peragine; IRIS UNDER 17

IRIS UNDER 17 • Alberto Peragine, 21 gol che lo rendono il miglior marcatore del Girone B

Ma quindi, bomber si nasce o si diventa? Una vera risposta è sempre difficile darla. Talento innato o duro lavoro? Anche qui è un tema che divide parecchio, ma sta di fatto che nel frattempo che la diatriba prosegue non si smette di ammirare le gesta di chi il gol, in un modo o nell'altro ce l'ha nel sangue. E Alberto Peragine in tutto questo non fa differenza, anzi, se vogliamo il classe 2008 dell'Iris rappresenta una sorta di caso eccezionale: da sempre attaccante e innamorato del ruolo, jolly totale per un breve periodo, ma con un killer instinct degno del più spietato dei cannonieri. Insomma, un tutt'uno che quest'anno consegna a Milano e ai suoi provinciali uno dei miglior centravanti di tutta la provincia, capocannoniere del suo campionato e leader della squadra che nessuno si augurerebbe mai di affrontare.

TRA UNA FOCACCIA E DUE CALCI AL PALLONE

Si potrebbe riassumere così la prima istantanea della vita calcistica di Peragine, localizzata in quel di Genova - suo paese natale - tra partitelle e sgambate con gli amici nel parchetto e i primi inizi vicino casa. Ma poi ecco che come nei più classici dei racconti, arriva il momento in cui la trama prende una direzione diversa ma ben precisa: quella che punta verso Milano. «Da quando mi sono trasferito - dice Peragine - praticamente ho giocato solo all’iris. Quando sono arrivato a Milano ho dovuto aspettare che finisse la stagione per poter essere tesserato, tra mille cose e anche la pandemia sono stato fermo quasi due anni. Avevo perso un pò la voglia di giocare, poi però a giugno del 2022 sono andato a provare all'Iris e mi sono trovato benissimo, mi hanno preso al primo allenamento».

Alberto Peragine in azione con l'iris

È quindi da via Faraday che inizia l'avventura milanese di Peragine. Bomber dalla nascita, con quel movimento danzante tra le linee in grado di togliere qualunque tipo di punto di riferimento ai difensori avversari, in un strutturatissimo 4-4-2: «In campo cerco sempre di svariare molto, lo faccio a seconda della partita o di chi mi marca. Non mi faccio problemi nel venire in contro a prendere il pallone oppure se devo attaccare maggiormente la profondità, allargandomi e cercare di far male partendo dall'esterno».

Insomma, il classico cannoniere che farebbe di tutto per aiutare la propria squadra, pure giocare in difesa. Ah no, in questo caso niente condizionale, perché il classe 2008 non è nuovo a queste ulteriori dimostrazioni del suo senso di appartenenza: «Giocare davanti mi è sempre piaciuto e l'attaccante è stato il mio primo ruolo - specifica Peragine - ma mi è capitato, soprattutto l'anno scorso, di dovermi sacrificare per necessità e aiutare la squadra. È stata un'annata un pò particolare, in cui mi sono trovato a fare il difensore centrale, il terzino o ancora il centrocampista. Nonostante tutto però mi sono adattato e comunque sono soddisfatto del campionato che ho e abbiamo fatto».

IL CAPOCLASSE DI VIA FARADAY

Un soprannome tutt'altro che casuale, tutt'altro che buttato lì, perché spiega perfettamente quello che accade la scorsa estate. In parole povere una rivoluzione totale, quella che vede il gruppo dei 2008 bianconeri rifatto praticamente da zero. «È vero, quest'anno abbiamo aperto a tutti gli effetti un nuovo ciclo - ammette Peragine - cambiando gran parte della squadra. Ma eravamo e siamo consapevoli che molti dei nuovi innesti ci avrebbero resi più forti, ma che chiaramente ci sarebbe voluto del tempo per imparare a conoscersi a vicenda e trovare l'intesa in campo».

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E l'aria di cambiamento si respira fortissima, perché di fatto della rosa dell'Iris al momento dell'arrivo di Peragine nell'estate di tre anni fa, ne restano solamente quattro: Davide Lombardo, Mattia Visigalli, Lorenzo Calì e proprio Alberto, che diventa anche capitano, un simbolo di continuità col passato e un ponte di collegamento verso il futuro: «Sinceramente non ho mai pensato di andare via, sono rimasto perché qui sento grande fiducia da parte di tutti, in particolare ho avuto tanto da mister Bruno Ballini durante il mio primo anno, e mi diverto ancora tantissimo. La fascia al braccio e il ruolo di capitano mi fanno enormemente piacere, non la vivo come un peso o come una responsabilità in più perché quando gioco so delle mie capacità e del contributo che posso dare alla squadra».

LA CONSACRAZIONE

Quella che quest'anno Alberto Peragine sembra aver finalmente raggiunto, o meglio, riprendendo da dove aveva lasciato due anni fa e dai 16 gol messi a segno nella stagione 22/23. «Sono molto contento, anche se comunque nella mia prima stagione ho segnato molti gol e non giocavo partite né facevo allenamento da due anni, e la scorsa stagione per necessità della squadra non ho giocato nel mio ruolo naturale. Quest'anno però in campo mi sento molto più maturo».

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Ed è una maturazione, un click mentale e una crescita che non vede solamente Peragine e i suoi 22 gol in 16 partite - capocannoniere del campionato assieme a Mattia Cesati del Sempione - ma un Iris 2.0. I ragazzi di Rosario Palo, infatti, a discapito di un girone di ritorno fin qui tutt'altro che roseo con due ko in altrettante gare contro Bonola e Orpas, durante tutta la prima parte di campionato si sono guadagnati la fama della "squadra che nessuno vuole mai affrontare".

Come? Semplicemente sconvolgendo gli equilibri del Girone B e battendo a una settimana di distanza sia il Sempione che la Barona, le due pretendenti e fortissime candidate alla vittoria finale. E sia nell'1-0 casalingo ai blues che nel colpaccio (2-0) messo a segno in via San Paolino, c'è inevitabilmente la firma di Albero Peragine: due gol, assieme a quello di Vedani, che lasciano il segno nel campionato dei bianconeri. «Aver battuto le prime due in classifica senza subire gol non ci sorprende, - dice il classe 20008 - perchè sappiamo quali sono le nostre potenzialità, partire male credo ci abbia fatto crescere più velocemente e ci siamo ripresi bene. Da questo momento in poi dobbiamo pensare partita per partita, poi si vedrà».

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