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Under 19

A 18 anni l'esordio in Serie D, ora lo vogliono in America: «Lascio l'Italia per fare il calciatore»

Il talento classe 2007 è pronto al salto oltreoceano

Giovanni Agogliati

Giovanni Agogliati

È cominciato tutto da un link. Questo: 
«Mollo tutto e vado in America», recitava il titolo, datato ormai tre anni fa. Una storia di calcio intrecciato ai libri universitari, una scelta forte per sbarcare tra i professionisti. Dunque l'idea, l'intuizione: «E se ci provassi anche io?». No, a Giovanni Agogliati di certo non manca lo spirito d'iniziativa. E quando le cose vanno così, è normale aspettarsi che una semplice lampadina accesa all'improvviso sopra la testa si trasformi in un batti baleno in una concreta opportunità. Voleva diventare protagonista di quella storia, voleva scrivere un altro capitolo della sua carriera dall'altra parte del globo, oltreoceano. Ci è riuscito? Certo che sì. Dobbiamo immaginarcelo mentre scorre le mail, con quella frenesia tipica di quando hai 18 anni e stai aspettando la comunicazione che può cambiarti la vita. Finalmente la casella di posta si aggiorna e spunta una nuova notifica: «Siamo lieti di comunicarti che sei stato selezionato per la Bushnell school, Eugene». Tutto in inglese, ma non ci avventuriamo. Che poi - per onor di cronaca - tante altre università in America erano state ammaltiate dal suo talento. La scelta, infine, è ricaduta sull'Oregon. L'obbiettivo? Quello di ogni 18enne che ama correre dietro a un pallone: giocare a calcio tra i grandi.
 

VIAGGIO

30 luglio, un giorno qualsiasi di piena estate. Lo è davvero? In casa Agogliati, la data è segnata in rosso su tutti i calendari. Sarà il giorno in cui Giovanni volterà pagina e si ritroverà dall'altra parte del mondo a inseguire quella sua amata sfera magica, quella a esagoni bianchi e neri, quella che - in ogni angolo della terra - ha lo stesso profumo del cuoio e dei sogni. Una quantità infinita di chilometri, 16 ore di aereo: è l'idea che tre anni fa - quando Giovanni per la prima volta lesse quell'articolo  - pareva lontanissima e che ora prende definitivamente forma. «Ho deciso di fare questo percorso perché ci tengo ad avere una buona istruzione, ma allo stesso tempo non voglio sacrificare il calcio. Purtroppo in Italia questo non sempre è possibile: facendo la serie D avrei rischiato di non tenere il passo con le lezioni universitarie»: tutto torna, chiarissimo come un progetto a lungo termine, ben fissato nero su bianco come lo sono le idee di un sognatore che non rinuncia ai piedi per terra. E il futuro? «Mi piacerebbe comunque cambiare città spesso: chi lo sa, magari New York, più avanti». E intanto, l'occhio non può che rivolgersi verso l'MLS, la massima serie a stelle e strisce, da sempre grande valorizzatorice dei talenti scovati nei college. E considerando che le università americane erano pronte a fare la fila per quel suo tocco tutto italiano... insomma, le premesse sono delle più rosee. Impossibile non concedersi il lusso di pensare in grande.
 

RECAP

Il futuro, dunque, è in America. Ma le origini, le radici, sono da italiano doc. Milanesissime, per l'esattezza. Comincia a inseguire il pallone a Rozzano, tra le grida a bordo campo dei genitori e del fratellino - Giacomo, anche lui poi famosissimo nelle zone del Lambro -  e l’odore d’erba bagnata. Cresce calcisticamente all’Enotria, dove il suo nome diventa presto sinonimo di gol. Un attaccante puro, d’area, capace di lasciare il segno in ogni partita: uno a cui la porta parla e conferisce tutti i suoi segreti. Ma è al Sangiuliano City, nella Juniores Nazionale, che arriva la svolta inattesa: il cambio di ruolo. Un colpo di scena che avrebbe messo in crisi molti. Ma non lui. Da finalizzatore a mezzala, da punta a costruttore di gioco. Una trasformazione lenta, inizialmente silenziosa, ma destinata a esplodere. La stagione parte in sordina, con qualche incertezza e tanto lavoro sporco. Ma Giovanni tiene duro, ascolta, apprende, cresce. E alla fine conquista tutto: la maglia da titolare in Juniores, dove diventa l’insostituibile metronomo della squadra, e l’esordio da titolare in Serie D, con 90 minuti da gladiatore nell’ultima giornata contro la Pro Palazzolo. Una partita da dentro o fuori, in cui lui c’è. Presente. Solido. Come sempre. Il pareggio finale vale la salvezza del Sangiuliano: missione compiuta. E non è tutto. A coronare la sua annata da protagonista arriva anche la fascia da capitano della Rappresentativa Serie D, impagabile simbolo di carisma e affidabilità. Sì, milaniesissimo dunque, con le linee della metropolitana a fare da sfondo a questo amore folle per il calcio, che ora offre il suo nuovo, splendido capitolo. E chissà, magari questo link, con la sua storia dentro, accenderà un giorno un'altra lampadina sopra la testa di qualche altro talento cresciuto tra i palazzi e le fermate del tram. Proprio come tre anni fa

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