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L'intervista

Olimpiagrenta, capitan Esposito e la scelta di cuore: «Sono tornato per la salvezza»

Il difensore racconta dell'ottimo momento di forma dei lecchesi dopo un avvio in salita

Esposito Olimpiagrenta

Mirko Esposito, capitano dell'Olimpiagrenta

Dai 3 punti delle prime cinque giornate, ai 17 delle ultime sette, un netto cambio di marcia che ha permesso all'Olimpiagrenta di scalare la classifica fino alla sua metà, nonostante l'avvio negativo che poteva fin da subito tagliare le gambe ai lecchesi. «Siamo stati bravi a rimanere uniti nel primo mese e mezzo. - racconta il capitano Mirko Esposito - Non abbiamo mollato perché sapevamo che ci stava girando male negli episodi e negli infortuni, ma le prestazioni c'erano. La nostra squadra non ha dei singoli, però può contare sulla forza di un gruppo che esiste ormai da 3 anni e che ci ha fatto vincere il campionato di Prima Categoria».

Una volta conquistata la Promozione, il difensore e i suoi compagni fanno in tempo a disputare solo tre partite prima dello stop dello scorso campionato, che, però, riapre le porte dell'Eccellenza al classe 1992, corteggiato dal Manara per l'inedito torneo: «Mi stuzzicava questa esperienza in una categoria che avevo fatto solo da giovane a Mapello. È stata un'avventura positiva, anche se i risultati ci hanno voltato le spalle. Il livello si era alzato per l'occasione, però ci siamo allenati bene e infatti il Manara sta facendo un bel campionato. Ho notato la differenza sia nell'organizzazione che nei dettagli e mi ero trovato bene con loro».

Al termine della stagione, però, il cuore chiama Esposito: «Mi ero trovato bene a Barzanò, ma il mio obiettivo era provare a salvarci in Promozione con l'Olimpiagrenta. Quest'anno di fatto era il primo per noi e volevo restare al fianco dei miei compagni». Un obiettivo che i lecchesi stanno cercando di perseguire uniti come nelle passate stagioni, con un capitano che preferisce prendere di petto i problemi: «La prassi che stiamo portando avanti da 3/4 anni è quella di trovare la soluzione migliore con tutti perché siamo un gruppo talmente unito che certe cose è meglio dirle davanti a tutti, anche perchè il calcio è uno sport di squadra, non individuale».

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