L'intervista
16 Settembre 2021
Ivan Piccolo durante un allenamento con i suoi giovanissimi atleti
Il tecnico Ivan Piccolo allena piccole promesse ormai da quindici anni. Sempre fedele alla sua città, il Segrate, dopo tanto tempo, quest’anno, ha deciso di varcare la soglia del Landriano. A volerlo e ad accoglierlo fortemente nella nuova società, l’amico e collega, il direttore tecnico Guido Pienti. Nonostante tra il Landriano e il Segrate ci siano molte differenze, anche in termini di estensione territoriale, arrivare in una società storica come questa fa un certo effetto. Sono molti i bambini che la scelgono tra le altre e sicuramente avere un tecnico comprensivo, tollerante e stimolante, aiuterà a mantenerne alto il prestigio della casa.
Quella di Piccolo per il calcio è una vera passione, nata forse un po' per caso. «In un periodo della mia vita mi ritrovai in Kosovo e qui, per varie vicissitudini, entrai in contatto con un gruppo di bambini. Soli e abbandonati, questi bambini vivevano senza avere qualcuno a cui aggrapparsi, o peggio, senza avere un motivo per sorridere. Non capii mai il perché, ma un giorno organizzai un torneo di calcio per loro. Forse per vedere di nuovo brillare la luce nei loro occhi. Ecco, questa fu una di quelle esperienze che cambiò la mia vita, e tutt’oggi mi porto nel cuore. Quando tornai in Italia, decisi di cominciare ad allenare mio figlio e non mi fermai mai più».
In tutti gli anni passati ad allenare, il tecnico Piccolo ha sempre scelto i piccoli, pur avendo avuto esperienze anche nel settore agonistico. «Allenare la categoria dei Primi Calci ti dà molta soddisfazione. I bambini a questa età sono spugne, assorbono tutto ed imparano in fretta, inoltre ti gratificano molto di più dei grandi perché si affezionano in maniera viscerale alla loro guida. Spesso mi capita di incontrare ragazzi adulti che vedendomi per strada mi salutano affettuosamente, ma io non sempre li riconosco, però è così bello pensare di essergli rimasto dentro. Tengo molto ad ogni singolo bambino ed ogni anno il mio obbiettivo è quello di arrivare a fine stagione con l’esatto numero di bambini che mi è stato affidato all’inizio. Raggiungere questo scopo spiega meglio di mille parole, che ho lavorato bene. Prendersi l’impegno di frequentare 2, 3 volte a settimana un centro sportivo per un bambino, non è roba da poco. Spesso alcuni di loro mollano, probabilmente perché lo percepiscono come una forzatura, alle volte da parte dei genitori che scelgono cosa i figli dovrebbero essere, ma ciò che meno accetto è quando il malumore dei bambini è direttamente collegato alla figura del loro coach, non è giusto e non se lo meritano, non a questa età».
Probabilmente il Landriano non sarà l'ultima soglia per Piccolo, anzi probabilmente prima o poi ritornerà la voglia di ritornare nella propria casa accogliente, il Segrate. Ma sicuramente questa esperienza servirà all'allenatore, patentato Uefa C, ad accumulare nuovi metodi e nuove strategie.