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Serie C Femminile

A 14 anni si è presa la Serie C, a 15 la Nazionale: la cucciola di pantera che ha stregato il calcio femminile

Catapultata in prima squadra dalle giovanili neanche un anno fa, è oggi tra i migliori prospetti a livello italiano

Intervista Beatrice Antoniazzi

Quella di Beatrice Antoniazzi è una storia sorprendente, meravigliosa: assolutamente unica. Trovarsi a quattordici anni proiettata da un settore giovanile a una prima squadra è già qualcosa di straordinario. Diventare immediatamente un riferimento e una trascinatrice fino a una sofferta salvezza, è qualcosa che solo nei sogni. Convocata in azzurro una prima volta a marzo, è stata richiamata a ottobre dal CT Viviana Schiavi. Nelle sue parole, indicizzate per topic, il racconto di una carriera che è soltanto all'inizio.

GLI ESORDI

«Abito a Cesano Maderno e, dopo alcuni anni trascorsi dedicandomi alla ginnastica artistica presso la società Sanpietrina, a poco più di 6 anni ho scoperto la mia passione per il calcio. Ho iniziato a giocare in una squadra maschile, dell'oratorio di Seveso Altopiano. Crescendo ho sentito l'esigenza di vivere a pieno lo spogliatoio e sapendo che non avrei potuto continuare in una squadra mista, nel 2019 sono approdata ai cancelli del Real Meda. È una società che ha una lunga tradizione nel calcio femminile e che mi ha offerto nuove opportunità e possibilità di sviluppo. Prima nelle Esordienti, poi con le categorie Giovanissime ed Allieve. Un percorso condiviso con le mie compagne ed amiche del 2007».

L'APPRODO IN PRIMA SQUADRA

«Con grande sorpresa, nel dicembre 2021 mi è stato proposto di fare qualche allenamento in prima squadra, ed ho
accettato con grande piacere. Poter imparare dalle ragazze più grandi e con più esperienza di me è stato un importante momento di crescita. Ma, in verità, pensavo che sarei tornata nel gruppo Allieve nel giro di qualche settimana, per riprendere il campionato. Le cose però sono andate in modo diverso: l'allenatore e il direttore sportivo mi hanno chiesto di restare in prima squadra anche durante qualche partita. Già restare in panchina, in quel contesto, è stato motivo di grande orgoglio, per cui sono rimasta incredula alla chiamata in campo, prima in un recupero serale con l'Ivrea, e poi con il Perugia, per l'intero secondo tempo».

L'ESPLOSIONE

«In quella partita si sono sovrapposte mille emozioni (tripletta in 45 minuti -ndr-), dalla tensione per confermare la fiducia dimostratami, alla determinazione, alla gioia travolgente nel momento del primo gol, alla festa delle compagne. Sapere che le persone a cui voglio bene erano lì con me a condividere questo momento mi ha dato molta carica. Giocare con e contro ragazze più grandi è sempre stato uno stimolo e un motivo per imparare da loro. Certo, con le avversarie a volte ho pagato l'inesperienza o una maggior prestanza fisica. Quando sono salita dal settore giovanile, tutte le compagne della prima squadra mi hanno accolto bene, supportato nel passaggio ad un contesto nuovo e adesso sono "la cucciola" della squadra. Siamo un gruppo molto unito ed abbiamo affrontato i momenti di gioia come quelli di difficoltà, sostenendoci a vicenda».

DA CAPPELLO A TURANO

«Il cambio di allenatore (Nicola Turano ha sostituito di recente Tiziano Cappello -ndr-), avvenuto così presto sul campionato, ha sicuramente un po' interrotto quella continuità nel modo di lavorare, che ti da magari dei punti fermi, certezze. Il nuovo tecnico è riuscito però a fare subito gruppo e ci ha trasmesso sicurezza. Stiamo imparando a conoscerci reciprocamente e a seguire le sue indicazioni».

LA CHIAMATA IN NAZIONALE

«La convocazione dello scorso ottobre non era scontata, visto l'alto livello delle mie compagne. È un contesto nuovo ed interessante, anche per il confronto con figure professionali diverse, come lo psicologo o la nutrizionista. I ritiri con la Nazionale sono momenti di ulteriore crescita all'interno però di un lavoro costante e quotidiano svolto al Real Meda».

LE CARATTERISTICHE... E IL MODELLO

«Come giocatrice sono ancora giovane e con tanto da imparare. Penso che caratteristiche positiva siano la velocità il senso del gol. Da migliorare l'occupazione degli spazi e la gestione delle risorse all'interno dell'intera partita. La mia calciatrice idolo è Alex Morgan, anche per la sua gestione tra sport e vita privata».

LE EMOZIONI

«Il momento più bello è ogni volta che entro in campo. Sento sempre quel misto di carica, tensione, determinazione, voglia di dare il massimo, che diventano concretezza con il fischio dell'arbitro. Il momento più difficile quando, magari per piccoli infortuni, non posso stare in campo e condividere allenamenti o partita con le mie compagne».

IL MESSAGGIO

«Alle più piccole posso dire di impegnarsi sempre, con il sole o sotto la pioggia, ascoltare gli insegnamenti degli allenatori, preparatori e dirigenti che ci accompagnano in questo percorso sportivo, ma anche personale, e di metterci sempre testa e cuore. Per me il calcio non è solo uno sport, ma una passione che pervade le mie giornate ed in cui trovo rifugio e sostegno».

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