Under 19
08 Marzo 2022
Santo Marie Benenati, il centrocampista statunitense in forza al Brera
Il sogno americano. Quante volte questa espressione ha significato speranze, voglia di raggiungere un obiettivo, non mollare mai? Per una volta, però, il sogno americano si è trasformato in sogno... italiano. Milanese, per la precisione. Direttamente dallo stato di New York, precisamente da Westhampton Beach, è arrivato Santo Marie Benenati, giovane centrocampista classe 2003, pronto a dare una mano al Brera, società modello in quanto a internazionalizzazione nel calcio dilettantistico, come dimostra il grande successo del Fenix Trophy. Dopo l'esordio a Sancolombano, è arrivata la prima casalinga contro il Locate, e si sono già visti i suoi effetti: complice una grande prestazione, la squadra di Dragoi ha strappato tre punti vitali in un match chiave nella lotta alla salvezza. La passione per il calcio è nata in un Paese, gli USA, in cui il soccer sta prendendo sempre più piede: «Ho iniziato da bambino a New York City. Naturalmente, dal punto di vista qualitativo, il calcio americano non è allo stesso livello di quello europeo, sebbene col passare degli anni ci sia stata un'evoluzione in termini di interesse. Secondo me, il pregio maggiore del soccer è rappresentato dalla continua voglia di migliorarsi e confrontarsi con il modello europeo. Ad esempio, i settori giovanili in cui ho militato mi hanno dato la possibilità di giocare la Gothia Cup (il torneo giovanile di calcio per squadre dilettantistiche più grande al mondo) in Svezia e fare qualche test in Belgio».
Come è arrivato il Brera nel tuo percorso?
«Mi sono trasferito a Milano per studiare alla Bocconi. Ho fatto fatica a trovare un club che riuscisse a soddisfare le mie esigenze. Fortunatamente, sono stato segnalato al Brera da un amico e da lì è nato tutto».
Quali sono le tue ambizioni future, sia dal punto di vista lavorativo che calcistico?
«Dal punto di vista lavorativo, è importante che mi concentri sulla mia carriera accademica per riuscire a fare il lavoro dei miei sogni. Mi piacerebbe lavorare in Sports Management, ma vediamo come si evolverà la mia esperienza. Per quanto riguarda il calcio, mi piacerebbe vivere la mia avventura al Brera e, perchè no, vincere un campionato, ma vedremo cosa ci riserverà il futuro. Intanto, cerco di mantenere i miglioramenti calcistici al passo col mio andamento universitario».
Santo Marie Benenati in azione
Quali sono le tue impressioni su squadra, città e compagni?
Qual è la tua posizione tattica ideale?
«Mi piace definirmi un giocatore con la mente aperta. Posso giocare in qualsiasi posizione, ma prediligo agire come centrocampista centrale. Qualche anno fa facevo gare di atletica a livello agonistico sui 5 km, quindi cerco di usare questa preparazione come vantaggio competitivo in partita. Penso di avere un'ottima lettura degli spazi in campo: so quando inserirmi e intercettare i passaggi, o trovare i fazzoletti di campo da cui lanciare gli attaccanti».
Rivelaci: qual è la squadra italiana del tuo cuore?
«Il Milan. Sono praticamente nato con addosso una maglietta rossonera».
Un'ultima domanda: chi sono i tuoi riferimenti calcistici per eccellenza?
«In questo momento, il calciatore che maggiormente apprezzo è Sandro Tonali, dato che gioca nel mio stesso ruolo: adoro la maniera in cui lotta su ogni pallone, si vede che ha già i segni del capitano e penso che sarà il futuro del calcio italiano. All'estero, mi piace molto Lucas Paquetá del Lione: il suo stile di gioco e la maniera in cui controlla la palla sembra lo facciano danzare in campo».