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Arbitri

La nuova casa degli arbitri di Milano: dopo dieci anni un ritorno nel cuore del calcio lombardo

Alle spalle l'odissea dopo la chiusura del centro Saini: il presidente Ceccarelli tra passato, presente e futuro della sezione Meazza-Campanati

AIA MILANO

La recente rielezione di Jacopo Ceccarelli alla guida della Sezione AIA di Milano è l'occasione per gettare un occhio privilegiato all'interno della nuova sede degli arbitri, seguendo un filo che si dipana tra passato, presente e futuro dei fischietti cittadini. Di nuovo in via Pitteri, dieci anni più tardi, dopo il periodo di interregno del "Saini" e i lunghi mesi di incertezza in seguito della chiusura del centro sportivo di via Corelli, alle prese la necessità forzata di trovare una nuova e adeguata casa. Una sistemazione più "intima", quella ricavata dai locali del Comitato Regionale, ma quel che serve per le attività tecniche e associative non manca; con l'"effetto wow" di un ingresso indipendente nel palazzo del calcio lombardo. Non poco.

PENSANDO AL PASSATO

Lo sguardo indietro ritorna a quel 1 ottobre 2023 quando il Saini chiude in cancelli con gli arbitri al loro interno, a cui viene lasciato - quantomeno - un tempo di proroga per trovare una nuova sistemazione, garantendo l'operatività. Questo fino al 1 aprile 2024, quando di tempo non ce n'è più, e la sezione lascia definitivamente via Corelli. L'assessorato proponeva già - e continuerà a proporre - come unica alternativa il "Carraro" di via dei Missaglia, centro che tuttavia sarebbe andato in futuro a bando, con la necessità di trovare un accordo (non scontato) con la nuova realtà subentrante per la permanenza a lungo termine. Condizione ritenuta insufficiente nonostante l'assenza di reali alternative.

In soccorso degli arbitri arriva allora la Lega Nazionale Dilettanti e in particolare Sergio Pedrazzini, che già monitorava la situazione dal maggio del 2023, quando era arrivata la prima "funesta" comunicazione dal Comune, e già aveva cominciato a pensare a una possibile rete di salvataggio ipotizzando di ricavare nuovamente degli spazi per la sezione in seno al CRL. Scenario che si concretizza in maniera definitiva nell'estate del 2024, con l'insediamento in agosto e l'avvio dei lavori per la nuova stagione, finalmente con una nuova casa a tempo indeterminato.

«La soddisfazione mia personale e della nostra squadra è quella di essere riusciti a non dare interruzione all'attività tecnico/associativa, e quindi al servizio di direzione delle gare - commenta Ceccarelli - nonostante una stagione intera vissuta stringendo i denti, arrivando all'inizio della nuova con una sezione ora pienamente operativa. Chiaramente non abbiamo più un centro sportivo a disposizione; ci appoggiamo attraverso degli accordi presso le strutture del Centro Schuster e del Real Milano, e più in generale devo dire che le realtà sportive di Milano - che hanno sempre i loro affanni nella gestione di spazi sempre molto richiesti dall'utenza - ci sono sempre venute incontro.

GUARDANDO AL PRESENTE

Ceccarelli riletto presidente dopo il primo mandato del 2022, racconta di una «regione solida a livello tecnico, con una gestione molto capillare del territorio, che si è ripresa dopo le difficoltà numeriche post covid (tutti ricordano i gironi interi spostati in infrasettimanale -ndr-), con l'aumento costante del numero di gare arbitrate. Siamo passati, come sezione di Milano, dalle 3966 della stagione 21/22, alle 4969 di quella 22/23, arrivando nel 23/24 a un totale di 5341 partite designate e dirette».

In positivo anche il dato dei nuovi arbitri immesso: più di 120 i reclutamenti del primo anno, intorno al centinaio nelle successive, ma tanto è anche il ricambio, con tutto ciò che ne consegue: «Abbiamo circa 80 dimissioni all'anno; siamo cresciuti quindi come delta, però il turnover è altissimo». Le motivazioni? «C'è da dire che i ragazzi arrivano in numeri importanti, grazie alla comunicazione social, al passaparola, al lavoro fatto nelle scuole. Il tema poi è tenerli. Un po' perché sono molto giovani - con l'abbassamento dell'età del corso arbitri oggi abbiamo ragazzi di 14 anni, qualche volta 13 quando iniziano - ed è normale che come tutti i giovani stiano ancora cercando la loro strada facendo esperienze diverse, cambiando le loro priorità. Dal canto nostro, cerchiamo di creare sempre uno spirito di gruppo, che è quello che fa sempre la differenza. Portare avanti per una stagione una squadra unita, che vede nella sezione nei colleghi e nelle nostre figure dirigenziali un riferimento, è la via migliore per arrivare all'obiettivo che è sempre quello di garantire il miglior servizio possibile».

IMMAGINANDO IL FUTURO

Altro tema attuale, è per certi versi nuovo, è il rapporto con i genitori dei giovani arbitri. Oggi molto più presenti rispetto a qualche anno fa, in relazione anche all'abbassamento dell'età già menzionato: «È importante far capire al genitore che non deve sostituirsi al figlio nel rapporto diretto con noi, un aspetto di complessità maggiore nella gestione, ma anche di stimolo, perché un giovane arbitro ha delle responsabilità e degli incarichi maggiori rispetto al calciatore. Dal rapporto con l'osservatore, che esprime un giudizio, passando per tutti gli adempimenti burocratici da espletare (quota associativa, certificato medico, compilazione dei referti nei tempi corretti. Tutte cose che formano tantissimo oltre all'esperienza fatta sul campo».

Un percorso umano, più ancora che tecnico, che porta ad acquisire, ma anche a restituire valore al sistema. Quello del doppio tesseramento (la possbilità di giocare e arbitrare contemporaneamente) è quindi un argomento estremamente interessante da sondare, rispondendo alla domanda: "Qual è il miglior contributo che posso dare io a questo sport?". «Quando sono entrato avevamo 7 doppi tesseramenti in sezione, mentre adesso abbiamo quasi 40 arbitri calciatori. Questa cosa è bellissima. Sono ragazzi che da un punto di vista della consapevolezza, anche soltanto regolamentare e di conoscenza del gioco, hanno una marcia in più. E poi è un modo per diffondere cultura sportiva e di interscambio tra componenti dello stesso mondo. Non è un caso che molti di questi ragazzi, arrivati al momento di scegliere in che direzione proseguire, decidano di continuare a fare gli arbitri».

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