Under 17 A-B
23 Giugno 2023
UNDER 17 INTER: Mattia Mosconi, talento nerazzurro
Inter e Roma: ancora loro, sempre loro, solo loro. Le regine del calcio giovanile, le più vincenti nella storia dell'Under 17, l'una di fronte all'altra in una finale destinata a entrare nella storia. Una partita, mille significati. Allo stadio del Conero di Ancona ci si gioca tutto: i nerazzurri cercano riscatto dopo le lacrime di un anno fa contro il Bologna, oltretutto raggiunta dopo aver eliminato proprio Roma in semifinale, i giallorossi vogliono il secondo Tricolore consecutivo per diventare definitivamente leggendari. Inoltre in palio c'è anche il primo posto nella classifica all time degli Scudetti di Under 17, essendo entrambe ferme a quota 8 successi: l'ultimo dell'Inter risale al 2019 quando Seba Esposito fece piangere la Roma con una tripletta sontuosa, l'ultimo della Roma a due anni dopo, nel 2021, quando a Ravenna i classe 2004 si mangiarono il Genoa in un sol boccone.
L'ultima volta che si sono incontrare in finale risale al 20 giugno 2019: una data che, in qualsiasi modo la si voglia guardare, non è mai stata dimenticata. Né sponda Inter, perché la tripletta di Seba portò i classe 2002 di Zanchetta sul trono d'Italia per la seconda volta in tre anni. Né tantomeno sponda Roma, perché quella di Ravenna fu una vera e propria disfatta, considerando che solamente un Boer in stato di grazia evitò un passivo ben più pesato rispetto al 3-1 finale. Più recente è la semifinale giocata lo scorso anno al Del Duca di Ascoli, anche quella vinta dall'Inter. Bovo e Di Maggio apparecchiarono la tavola, Misitano provò a riaprirla nel finale del primo tempo ma si rivelò preso un raggio di sole in una notte di tempesta. In panchina c'erano sempre loro: Tiziano Polenghi per l'Inter, Marco Ciaralli per la Roma. A un anno di distanza, precisamente 369 giorni dopo, si ritroveranno l'uno di fianco all'altro: questa volta in finale, questa volta per portarsi a casa lo Scudetto.
I nerazzurri sono reduci da una battaglia con la Fiorentina lunga 120 minuti. Tante le energie spese, altrettanta l'adrenalina che porta con sé una vittoria ai tempi supplementari: in sostanza l'Inter ha faticato, a sprazzi pure sofferto, ma vincere una sfida di questo tipo - nonostante sia durata ben oltre i canonico 90 minuti - ti fa sentire invincibile. Mentalmente la squadra di Polenghi ha dimostrato di essere sul pezzo, inoltre se si dovesse andare ai tempi supplementari saprebbe già come affrontarli. E qui subentra un altro aspetto che rende i nerazzurri una delle squadre più forti d'Italia, ovvero la lunghezza della rosa. Il gol del 2-1, arrivato a metà del primo tempo supplementare, è emblematico perché nato da un'azione che ha visto protagonisti ben tre subentrati: Mancuso (classe 2007), Castegnaro e Lavelli. Il primo ha servito il secondo in profondità, che ha offerto al terzo un assist al bacio trasformato in oro con talento, freddezza e senso del gol. Tutto qui? Non proprio, perché prima del triplice fischio c'è stato tempo anche per la doppietta personale del Pocho, arrivata dopo un'azione personale da mille e una notte.
«Avrebbe meritato di giocare titolare - racconta Polenghi dopo la vittoria sulla Fiorentina - come anche altri, e sono molto felice per lui». Da qui la domanda, il dubbio amletico: chi giocherà titolare in finale? L'unico certo di un posto, per caratteristiche e stato di forma, è Mosconi, mentre Spinaccé e lo stesso Lavelli si giocheranno il ruolo di partner d'attacco del classe 2007. Viceversa, sia dietro che in mediana non dovrebbero esserci sorprese: Garonetti e Chiesa guideranno il reparto arretrato con Re Cecconi a destra e Cocchi a sinistra, mentre Zanchetta prenderà le redini del centrocampo con capitan Tigani e Venturini - entrambi protagonisti di ottime prestazioni - ai suoi lati nel ruolo di mezzali.
Subito al sodo: la Roma non è la Fiorentina. La semifinale vinta contro l'altra milanese, il Milan, ha mostrato sia il bello che il brutto dei giallorossi: da una parte una squadra ben messa in campo, piena zeppa di qualità dal centrocampo in su e devastante a campo aperto, dall'altra una squadra che si può mettere in difficoltà se infilata per vie centrali. E in questo caso le carte da giocare non mancano. Su tutte Giacomo De Pieri, meno incisivo del solito in semifinale ma pronto a riscattarsi nella partita più importante. Saranno decisive le sue giocate e quindi le sue scelte sulla trequarti, esattamente quelle che sono mancate a Bonomi - trequartista del Milan - nei novanta minuti di San Benedetto del Tronto.
Anche dal punto di vista difensivo sarà una partita completamente diverse. Il 3-4-2-1 della Fiorentina, oltre a occupare bene il campo, garantiva un possesso palla ipnotico - ma spesso orizzontale - e una manovra avvolgente, che a più riprese ha costretto l'Inter a schiacciarsi negli ultimi trenta metri. Per caratteristiche, ma anche per quello che potrebbe essere l'approccio alla partita da parte dei nerazzurri, verosimilmente Garonetti e Chiesa si ritroveranno a difendere con molto più campo alle loro spalle. In tal senso sarà importante il lavoro di Zanchetta, Tigani e Venturini in fase di impostazione, compito svolto solo in parte da Sala e Vitali - mediani del Milan - che di conseguenza ha favorito le ripartenze veloci dei giallorossi.
L'uomo più in forma della Roma è sicuramente Nardozi, esterno destro del 4-3-3 giallorosso e protagonista di una prova eccelsa a San Benedetto del Tronto. Dall'altra parte c'è Mannini, che di queste partite - anche di livello più alto - ne ha giocate già parecchie, mentre al centro dovrebbe essere riconfermato Mlakar. Un altro osservato speciale sarà sicuramente Della Rocca, bomber della squadra con 13 gol stagionali e assieme a Bah, mezzala classe 2007, giustiziere del Milan. Potrebbe essere ancora l'arma in più dalla panchina, anche se non è da escludere dalla corsa per una maglia da titolare nel tridente offensivo giallorosso.