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L'intervista

Il modello Vidardese: «Il metodo meritocratico è più efficace della suddivisione in squadre di livelli diversi»

Massimo Rossi spiega l'unica sperimentazione testata per eliminare il divario tra squadre che giocano nello stesso girone

Esordienti Vidardese

Gli atleti classe 2009 della Vidardese ritratti insieme ai loro tecnici Massimo Rossi, Manuele Belloni, Giuseppe Loria e Lucio Donisio

In Vidardese si vuole far crescere i ragazzi in maniera differente. La categoria Esordienti 2009 è composta da 27 elementi suddivise per gli incontri in due squadre, applicando un metodo innovativo. Quando in una società ci sono molti iscritti di una stessa annata, solitamente li si divide in più gruppi e cioè in più squadre. Molto spesso, anzi di norma, queste squadre hanno livelli tecnici differenti e cioè: esiste la squadra A più performante e la B di livello leggermente inferiore. Il motivo di questa suddivisione è chiaro: una squadra con bambini di pari livello permette una miglior crescita sia atletica che di autostima personale dei vari componenti che insieme convergono a raggiungere il medesimo obbiettivo.

Ma ad ogni pro, c’è sempre un contro. Il rovescio della medaglia di questa suddivisione, lecita e comprensibile, la si riscontra durante i campionati. Quando, in un girone, una squadra “debole” si scontra con una squadra di molto competitiva il risulto finale potrebbe essere demotivante, lo stesso identico discorso vale anche a situazione ribaltata. Che si vinca o che si perda, contro una squadra di livello nettamente differente, né i ragazzi né i tecnici traggono un insegnamento da questa esperienza. Per ovviare a questo problema in casa Vidardese, Scuola Calcio Élite oltre che scuola calcio Atalanta, si è scelto di rivoluzionare il sistema come ci racconta il primo allenatore nonché vicepresidente societario Massimo Rossi: «Seguo questi ragazzi da tre anni e in questi anni hanno dovuto affrontare difficoltà notevoli, potremmo definirli dei veri e propri salti mortali, per rimanere al passo con ciò che è la naturale trasformazione del gioco. Così quest’anno abbiamo deciso di avviare una nuova metodologia, che sta portando davvero i suoi frutti. Abbiamo deciso, appoggiati da Atalanta, di unire i due gruppi, disgiunti fino all’anno precedente, in un unico squadrone di ben 27 ragazzi. Tutti loro si allenano insieme e per riuscire nell’impresa, ben quattro allenatori gestiscono la loro formazione. Insieme a me, il tecnico Manuele Belloni, mio vice, il tecnico Giuseppe Loria e il tecnico Lucio Dionisio. Si capisce che l’impresa non è proprio semplice ma assicuro che i risultati sono strabilianti. All’interno del gruppo si crea una sorta di benefica competitività che sprona a fare sempre meglio ognuno di loro. Questo perché al momento della partita del sabato e della domenica scegliamo come formare la squadra. Significa che potenzialmente ogni settimana ci si ritrovi una squadra nuova e diversa dove ogni facente parte si relaziona con l’altro in maniera unica. Le due squadre hanno ovviamente una spina dorsale salda, ma ci sono sempre dai cinque ai sei elementi che ruotano e variano intorno ad essa. Questo metodo ha un duplice vantaggio. Il primo in fase di allenamento: vuoi giocare con i “più bravi”? Devi lavorare di più e devi venire agli allenamenti. Il risultato è che da quest’anno ogni sera abbiamo una presenza di almeno 23 bambini su 27, che è una cifra pazzesca rispetto alle presenze degli anni precedenti. Il secondo aspetto è a livello di risultati, che potrà essere a tutto vantaggio in vista del passaggio di categoria. Se hai una squadra malleabile, puoi decidere quali ragazzi far giocare in base anche all’avversario che bisogna affrontare. Permettendo ai tuoi calciatori di non doversi mai ritrovare in una condizione di netta superiorità o inferiorità, cercando di mantenere sempre un precario equilibrio che possa spingerli ogni volta oltre a fare meglio».

Il successo di questo metodo è testimoniato anche a livello psicologico. Come Scuola Calcio Élite in società è prevista la figura professionale di uno psicologo, che in questo caso si tratta della dott.ssa Marianna Cardone che, come racconta Rossi, è rimasta molto colpita dagli effetti benefici che questo progetto apporta al benessere psicofisico dei bambini. Il motivo è semplice: «Si tratta di un metodo meritocratico, dove se fai bene hai la possibilità di giocare con i più bravi e se fai male scendi di livello, dove la tua posizione può potenzialmente essere stravolta tutte le settimane», conclude il vicepresidente.

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