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Serie D

L'esonero di chi ha scritto la storia e parole non digerite: «Fatto un favore? Non ne ho bisogno»

Rivoluzionata la panchina per cercare una salvezza complicata, ma qualche dichiarazione non è piaciuta: «Mai avuto problemi lavorativi»

CHISOLA SERIE D MARCELLO MELONI

CHISOLA SERIE D: la risposta alle parole del presidente Luca Atzori da parte dell'ex tecnico biancoblù Marcello Meloni

Un addio sentito, sotto certi versi a sorpresa. Non sul piano dei risultati, che al momento non stavano sorridendo, ma per il legame e la sinergia che si era creata tra un tecnico e quel mondo che ha portato in alto con una clamorosa e inaspettata promozione. Il matrimonio tra Marcello Meloni e il Chisola è finito, come in quelle storie d'amore che pensi non possano finire mai e che invece, un po' a sorpresa, finiscono con tanta amarezza. Tanti ringraziamenti per il lavoro svolto in passato, soprattutto per il miracolo successo l'anno scorso, ma qualche parola probabilmente non è stata prontamente digerita e qualcosa evidentemente è successo. Oltre a Meloni ha rassegnato le proprie dimissioni anche Giuseppe Trentinella, colonna portante dello staff della prima squadra biancoblù, ma a far rumore (e a provocare qualche mal di pancia di troppo) sono state le parole del presidente Luca Atzori, da noi raccolte martedì 1 novembre.

LO SFOGO DI MELONI

«Premettendo che ringrazio la società Chisola per l'opportunità che mi è stata data in questi anni, voglio ringraziare tutti i ragazzi, da Marcaccini e Grancitelli fino a tutti i 2005 e 2006 coinvolti in questo percorso, ragazzi straordinari che hanno sempre seguito la strada da percorrere con impegno ed estrema dedizione alla causa - ha raccontato Marcello Meloni - . Soprattutto nei periodi difficili come gli ultimi passati, sono sempre stati un gruppo unito e condiviso le sconfitte senza trovare alibi, da uomini veri. Sulle dichiarazioni del presidente, se sono state riportate correttamente, sono dispiaciuto su qualche affermazione. Non voglio trascinare polemiche né situazioni scomode, ma sarebbe bastato dire "proviamo a cambiare l'allenatore". Punto. Leggo del duro lavoro della società per arrivare in D e di ingratitudine nei miei confronti, sorvolo sul passato e sui commenti su tutto il gruppo prima squadra dall'inizio della passata stagione, perché quello che conta è questo campionato e rispetto le decisioni della società».

Un passaggio, su tutti, ha infastidito Marcello Meloni, ovvero quello legato agli impegni lavorativi che, come affermato da Atzori stesso, non aveva consentito a Meloni di «Avere la disponibilità e la possibilità di fare tutto quello che la categoria e gli impegni richiedono, mettendo anche lui in situazioni non semplici». 

«Voglio precisare che non ho alcun problema lavorativo né orari indisponibili - spiega Meloni - Io come allenatore sarei riuscito ad organizzarmi, chi non avrebbe potuto seguire certi orari sarebbero stati alcuni giocatori, che per il loro lavoro avrebbero avuto difficoltà invalicabili. Questo avrebbe portato alla sostituzione degli stessi, con conseguente balzo del budget perché per allenarti a certi orari devi poter vivere di calcio economicamente, e la nostra realtà non poteva permettersi a luglio una tale spesa. Se oggi la situazione sia cambiata non mi è dato di saperlo e sinceramente né devo né voglio saperlo».

Favore sì o favore no? Altro passaggio che a Meloni è rimasto ampiamente sullo stomaco come una peperonata a colazione. «Ogni cosa, ogni esigenza, ogni problema è stato condiviso con il direttore e di conseguenza con il presidente. Sempre - prosegue Meloni - E la scelta è stata "andiamo a giocarcela così". Con questa rosa, con questo budget, con questi spazi ed in questi orari. Se poi oggi si vuole dare un motivo ed un giustificativo ad una scelta legittima, ripeto, accetto la scelta... Ma non che mi è stato fatto un favore. Questo no, perché non ho bisogno di favori da parte di nessuno e
non faccio nessuna fatica ad accettare il cambiamento. Paga sempre l'allenatore per tutti nel calcio in questo paese, e rimane un diritto ed un dovere societario sollevare dall'incarico se i punti sono pochi, cosi come mi è stato comunicato con estrema correttezza dal direttore sportivo».

«Dispiace che il destino abbia voluto questa soluzione proprio adesso che avevamo finito di incontrare tutte le squadre di alta classifica, ed iniziavano le partite contro le squadre della parte destra, con due scontri diretti in casa da poter sfruttare. Non so neanche a cosa si riferisca quando dice delle esigenze di una squadra di Serie D rapportate al mio lavoro. Avrà un suo pensiero che però rimane un suo pensiero, non una verità assoluta, ma un pensiero deve trovare riscontri con la vita reale per avere una valenza. Mi piacerebbe, ma non è materialmente possibile, poter vivere solo di calcio, ma ahimé non è così e non è stato così al Chisola».

Ultimo capitolo dello sfogo di Meloni è legato soprattutto alle ultime partite e al calcio giocato, dove secondo lui non c'è stata un'analisi sufficientemente precisa. «Sul confronto avuto, prima della partita con la Sanremese, mi è stato detto che si prendevamo troppi gol - conclude Meloni - Ho provato a spiegare che il calcio è uno sport situazionale, i gol presi sono arrivati tutti in modo diverso frutto di banalità ed errori del singolo, sempre diversi ed in diverse determinate situazioni, e certe situazioni imprevedibili non si possono allenare nello specifico.

«I numeri certo erano negativi, ma nello smontare ogni gara si sarebbe scoperto come nei primi tempi la squadra ha sempre avuto un approccio corretto, perché si analizzava insieme ogni dettaglio degli avversari. E con gli strumenti di oggi è possibile farlo anche per chi ha un lavoro, e probabilmente si creavano le condizioni per poter mettere le gare sui binari favorevoli».

«Poi l'errore ci è sempre costato caro, e da li le partite ovviamente si dovevano riscrivere. Mancandoci un pizzico di esperienza e non riuscendo a finalizzare ciò che si produceva, arrivavano le sconfitte, ma la squadra era sana ed in salute. I ragazzi sono stati sempre molto vicini all'obiettivo. Il tempo per me è terminato, toccherà al nuovo allenatore trovare la chiave nel mazzo e sono sicuro che Fabio (Nisticò, ndr) conoscendo bene l'ambiente ed i giocatori può riuscirci. A tutto il Chisola auguro il meglio per il loro futuro»

La fine di una storia d'amore che sembrava interminabile, come detto prima. Ma la fine è giusta e il Nisticò bis è pronto a partire, portando in dote i dolci ricordi della coppa Eccellenza vinta a Novarello. Per il Chisola la speranza di rialzarsi, per Meloni un nuovo capitolo che potrà presto aprirsi su altre panchine in virtù del cambiamento delle norme per gli allenatori che, se esonerati entro il 30 novembre possono, dal giorno dpo dell'esonero, trovare un'altra panchina, unica discriminante, non potrà essere una panchina del Girone A di Serie D, per il resto, tutte le possibilità sono aperte.

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